La normativa europea pone fine al "salvataggio di Stato" per gli istituti in crisi. Resta la difesa dei conti entro i 100mila euro
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Dopo i vari moniti della Banca d'Italia, dell'Abi e da Bruxelles, l'Italia si è adeguata alla direttiva Brrd sul risanamento e la risoluzione delle banche approvando il decreto sul bail in. Una norma solo apparentemente tecnica senza la quale, come ha detto il governatore Ignazio Visco, affrontare "le crisi bancarie dovute alla recessione o alla mala gestio è più difficile".
Le nuove norme, va ricordato, pongono fine ai salvataggi delle banche con i soldi dei contribuenti. Il bail in infatti prevede che le risorse siano trovate fra gli azionisti e poi i creditori della banca. Vengono "salvati" solo i depositi sopra una certa soglia e le obbligazioni garantite. Una rivoluzione "copernicana" anche per i risparmiatori che dovranno essere tutelati con la Banca d'Italia che suggerisce di riservare gli strumenti più rischiosi solo agli investitori professionali.
Oltre al rischio di non avere a disposizione i nuovi strumenti di risoluzione c'è anche un problema per i bilanci degli istituti di credito che non sanno quanto dover accantonare. Il contributo che il comparto bancario deve versare in maniera annuale al fondo di risoluzione infatti (all'inizio nazionale e poi gradualmente comunitario) deve fondarsi sulla normativa italiana.