Il timore di nuove tasse e l'incertezza del futuro hanno rallentato acquisti e investimenti
Il 2016 non è stato un anno granché positivo per i consumi. I dati dell'ISTAT ne certificano infatti un rallentamento rispetto al 2015 che si riflette anche altrove.Una delle ultime indagini del Centro studi di Unimpresa, che analizza l'andamento sulle riserve degli italiani, sottolinea che nel 2016 ad aumentare sono stati tanto i risparmi delle famiglie quanto quelli delle imprese italiane.
Ecco i numeri: secondo lo studio – l'analisi incrocia i dati della Banca d'Italia relativi alla raccolta delle banche –, nel 2016 i risparmi delle famiglie italiane sono cresciute, arrivando a toccare i 947,4 miliardi dai 906,8 miliardi dell'anno precedente (+40,6 miliardi, +4,48% su base annua). Lo stesso vale per i fondi delle aziende – nel 2016 sono cresciuti di 13,9 miliardi, da 234,8 miliardi a 248,8 miliardi (+5,94%) – e i conti delle imprese familiari, passati dai 48,6 miliardi del 2015 agli attuali 53,9 miliardi (+5,2 miliardi di euro, +10,81%).
Unimpresa osserva che l'andamento al ribasso dei consumi e degli investimenti è stato influenzato dal timore di nuove tasse e dall'assenza di certezze sul futuro. Gli italiani hanno preferito così risparmiare. Il Global Consumer Confidence Survey di Nielsen – l'indagine ha coinvolto 30mila persone in 63 Paesi – rivela che, pur non essendo molto fiduciosi su un'eventuale ripresa economica del Paese – l'85% del campione sostiene che l’Italia è ancora in recessione (+5%) – il 19% degli italiani dichiara che quello presente è il momento giusto per fare acquisti, sulla base di una valutazione positiva dello stato della propria situazione familiare.
Tuttavia la necessità di continuare ad accantonare nuovi risparmi continua ad essere particolarmente sentita da una buona parte della popolazione italiana: il 50° Rapporto CENSIS rileva che, se potessero disporre di risorse economiche aggiuntive, il 34,2% degli italiani le terrebbe ferme sui conti correnti o nelle cassette di sicurezza.
Un'indagine della Banca d'Italia, condotta in collaborazione con Il Sole 24 Ore, rileva che la quota di imprese – il sondaggio ha coinvolto 1.014 imprese con almeno 50 addetti dell’industria in senso stretto, dei servizi e del settore delle costruzioni – che prevede un rialzo della spesa nominale in investimenti nel primo semestre rispetto alla seconda metà del 2016 supera del 15% quella delle imprese che si attendono una flessione.