Italia, Germania, Francia e Spagna premono per tassare i giganti di Internet sulla base del giro d'affari. Contrari Olanda, Irlanda e Lussemburgo
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C'è ottimismo per il via libera alla Web tax, il regime fiscale che permetterebbe all'Ue di tassare di più i giganti di Internet. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ostenta fiducia: "Ci muoviamo verso una maggioranza di Paesi a favore". Italia, Germania, Francia e Spagna vogliono alzare le aliquote, mentre Olanda, Irlanda e Lussemburgo sono contrari. Il dossier sarà discusso dal Consiglio Europeo il 29 settembre, a Tallinn.
Una tassa sul fatturato – Se la proposta del "quartetto" dovesse essere approvata dai capi di Stato e di governo, le imprese hi tech sarebbero tassate sulla base dei ricavi e non dei profitti. Una rivoluzione che impedirebbe a chi opera nel mondo "virtuale" di sfuggire alle maglie del fisco. Questione di "giustizia fiscale", secondo il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. E la stessa posizione è stata ribadita anche alla riunione dell’Eurogruppo del 15 settembre. "Non possiamo più accettare che questi gruppi operino in Europa pagando un ammontare minimo di imposta", hanno precisato i quattro in una lettera indirizzata ai colleghi.
Ricavi "globalizzati" – I giganti del Web (Google, Facebook, Amazon, Apple) operano "virtualmente" in tutto il mondo, quindi anche nell’Unione Europea, ma pagano le tasse allo Stato dove risultano "fisicamente" presenti. Di fatto, dichiarano il business solo negli Stati più "generosi", eludendo il fisco di buona parte dei Paesi membri. Google, per esempio, paga tra il 6 e il 9 per cento di tasse a livello planetario, mentre in Europa le imposte oscillano tra lo 0,36 e lo 0,82 per cento del fatturato. Ancora più macroscopico il caso Facebook: appena lo 0,10 per cento dei ricavi del social network finisce nelle casse del Vecchio Continente.
La proposta alternativa – L'Estonia, che attualmente presiede il Consiglio dell’Unione Europea, propone di tassare i "big" di Internet sulla base del numero di clienti che hanno in ogni Paese. Un approccio, quindi, diverso da quello di Italia, Francia, Germania e Spagna. Per appianare le divergenze, la Commissione preparà un prospetto con cinque o sei opzioni da sottoporre al vaglio dei leader europei che si riuniranno al summit sul digitale in programma il 29 settembre a Tallinn.
L’iter di approvazione – Austria, Bulgaria, Grecia, Slovenia e Lettonia hanno annunciato il loro appoggio all’iniziativa. Sommati al "quartetto", quindi, i Paesi favorevoli sono nove. Un numero insufficiente visto che, secondo le regole comunitarie, in materia fiscale si decide all’unanimità. A remare contro ci sono i "paradisi fiscali" del digitale: Lussemburgo, Olanda, Cipro, Malta e Irlanda. Particolarmente delicata la posizione di Dublino, che ospita diverse sedi delle aziende in questione e assicura accordi fiscali particolarmente favorevoli.
L'ottimismo di Padoan - "Sul complicato terreno della cooperazione della tassazione globale ed europea, abbiamo ottenuto a livello globale i maggiori risultati di cooperazione", ha precisato Padoan. Il Ministro ha concluso con una nota di ottimismo: "Sulle tasse si coopera molto di più che, ad esempio, sul coordinamento macroeconomico o sulla politica commerciale. Quindi ci sono buone premesse anche qui".