La classifica del FMI

Debito/Pil al 132%: Italia seconda al mondo dopo il Giappone

Secondo una classifica del Fondo monetario internazionale il debito pubblico italiano è pari a 2.400 miliardi di dollari: il terzo più elevato dopo Stati Uniti e Giappone

23 Gen 2017 - 14:43

Uno dei fattori che penalizzano il nostro Paese rispetto alle economie più virtuose è sicuramente il debito pubblico. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale, il debito pubblico dell’Italia è di circa 2.400 miliardi di dollari: il terzo più elevato al mondo.

Per debito pubblico si intende il debito diretto dello Stato, degli enti locali e di tutte quelle aziende che direttamente e indirettamente appartengono allo Stato. Ma da chi è detenuta l’enorme mole di debito pubblico italiano?

Secondo un’analisi di Unimpresa (basata sulla ripartizione del debito italiano ad agosto) il 30%, pari a 743 miliardi, è in mano a investitori stranieri; il 5%, 115 miliardi, alle famiglie; il 29%, 661 miliardi, alle banche; il 21%, 467 miliardi, alle assicurazioni italiane, mentre la quota restante, pari a 236 miliardi di euro, è in possesso della Banca d’Italia.

Come anticipato, con i suoi 2.407 miliardi di dollari di debito pubblico, il nostro Paese è terzo al mondo nella classifica stilata dal Fondo monetario internazionale, piazzandosi subito alle spalle di Stati Uniti, con 18.237 miliardi di dollari, e Giappone, con 10.557 miliardi. Dopo di noi troviamo invece il Regno Unito, con 2.345 miliardi, e la Francia, con uno stock di debiti pari a 2.173 miliardi di dollari.

Diverso il discorso se si guarda invece al rapporto tra debito pubblico e Prodotto interno lordo. In questo caso l’Italia sale al secondo posto con un debito/Pil al 132%, mentre il Giappone, con il 200%, passa in testa e gli Stati Uniti scivolano al terzo posto, con il 115%.

Diversi studi hanno dimostrato che una contrazione del rapporto tra debito e Pil porterebbe numerosi vantaggi. Secondo la Cassa depositi e prestiti, per esempio, con un debito superiore al 60% del Pil i vantaggi degli investimenti pubblici perderebbero la loro efficacia sulla crescita del Paese, per diventare addirittura negativi superata la soglia dell’80%. Come spiegato il rapporto debito/Pil in Italia si attesta al 132%, dunque ben oltre tale soglia, ma riducendolo del 5% anno dopo anno, nell’arco di un decennio l’Italia tornerebbe ad un livello del debito tale da essere compatibile con un effetto positivo del capitale pubblico sulla crescita economica.

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