Il pubblico ministero di Monaco ha giustificato l'arresto parlando di "rischio di occultamento di prove"
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Il Ceo di Audi, Rupert Stadler, è stato fermato dalla polizia in Germania nell'ambito dell'inchiesta sul Dieselgate, lo scandalo delle emissioni truccate di motori diesel. Lo ha reso noto il pubblico ministero di Monaco. La procura tedesca, che a fine maggio aveva messo sotto indagine lo stesso Stadler e un altro membro del Cda per presunta "frode", ha giustificato l'arresto parlando di "rischio di occultamento di prove".
La scorsa settimana le autorità avevano effettuato perquisizioni nell'abitazione del manager. Nel confermare l'arresto di Stadler, Audi non ha voluto rilasciare commenti ma ha ricordato che anche per il manager "esiste la presunzione di innocenza". A inizio giugno l'Agenzia federale responsabile dei trasporti stradali, la Kba, aveva ordinato il richiamo di 60mila auto tra Audi A6 e A7 dopo aver riscontrato anche nel loro caso software che erano in grado di distorcere i livelli di emissioni.
I filoni di indagine da parte di diverse Procure spaziano da frode a manipolazione delle quotazioni in Borsa a pubblicità ingannevole che, oltre al marchio Audi, interessano anche Porsche, sempre nella galassia Volkswagen, e Daimler Mercedes. L'indagine vede coinvolto anche l'ex numero uno di Vw, Martin Winterkorn, il suo successore sostituito a sua volta di recente, Martin Mueller, l'attuale presidente del Consiglio di vigilanza Hans Dieter Poetsch e il presidente del Cda, Herbert Diess.
La vicenda Dieselgate era esplosa nell'estate del 2015, quando le autorità statunitensi avevano accusato il gruppo Volkswagen di aver illecitamente modificato i livelli di emissione durante i test obbligatori tramite dei software ad hoc, coinvolgendo 11 milioni di veicoli.