"Non escluderei - ha detto il viceministro dell'Economia - che sia possibile, se le cose andranno un po' per il verso giusto, anticipare al 2017 iniziative oggi programmate per il 2018
© ansa
"Il taglio dell'Irpef è fissato per il 2018, ma potrebbe essere anticipato". Parola del viceministro dell'Economia Enrico Morando, che spiega: "Non escluderei che sia possibile, se le cose andranno un po' per il verso giusto, anticipare al 2017 iniziative oggi programmate per il 2018. Adesso comunque è presto per dirlo". E' invece già deciso, dichiara, che "scatterà dal primo gennaio 2017 una riduzione di quattro punti dell'aliquota Ires".
Se poi si interverrà sugli scaglioni o in altro modo, si vedrà "successivamente, quando saremo in grado di ipotizzare concretamente l'intervento", ha ulteriormente spiegato Morando.
Il maxi taglio delle tasse e la flessibilità - Quello del maxi-taglio delle tasse, magari appunto da anticipare tutto al 2017, è il piano accarezzato dal premier Matteo Renzi, dopo aver siglato la tregua con il presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker. Un piano che si giocherà tutto sul filo della flessibilità che l'esecutivo conta di vedersi concedere da Bruxelles anche per il prossimo anno.
Già nella conferenza stampa di fine anno il premier aveva lasciato intendere di avere in mente un piano più corposo del solo taglio dell'Ires, spiegando però che era troppo prematuro entrare nei dettagli, anche per non "sconvolgere Padoan", visto che in ogni caso la discussione, aveva detto, sarebbe entrata nel vivo solo "nell'estate 2016".
Taddei: "Avanti con il piano già in atto, presto per dire se alcuni punti saranno anticipati" - Ora che il clima è cambiato e che anche in Europa si comincia a parlare più di crescita che di austerity, si potrebbero quindi creare le condizioni per accelerare su uno dei cavalli di battaglia di Renzi, il taglio delle tasse appunto. Bisogna però muoversi con cautela anche perché, spiega il responsabile economico del Pd Filippo Taddei, "non è adesso il momento delle decisioni".
Certo c'è tutto l'interesse "a vedere quanto possiamo accelerare un percorso che comunque è già in atto" e che vede "una riduzione strutturale da oltre 23,5 miliardi già attuata", 10 con gli 80 euro, 5 di Irap, circa 5 tra Tasi, Imu anche per agricoltura e imbullonati e 3,3 di Ires, a cui si aggiungono "altri 5 miliardi di interventi per il solo 2016" tra maxi-ammortamenti e decontribuzione".
I prossimi interventi, aggiunge, sono quelli già resi pubblici, "l'Irpef per il 2018 e quello che possiamo fare per ridurre il costo del lavoro a tempo indeterminato per tutti in modo strutturale". Ma "per ora dire se e quando - ha ribadito - è prematuro" perché "prima bisogna vedere gli spazi che ci sono".
Per tagliare le tasse è necessario che la Ue accetti nuovi margini sul deficit - E con la crescita meno brillante di quanto ci si poteva aspettare solo qualche mese fa, infatti, l'Italia con le sue sole forze non sarebbe in grado di anticipare il programma di abbattimento delle tasse, mantenendo allo stesso tempo il processo di aggiustamento dei conti verso quell'obiettivo di medio termine, il pareggio di bilancio, già fatto slittare due volte. Per questo diventa indispensabile spuntare nuovi margini sul deficit anche per il 2017.
Il rapporto tra l'indebitamento netto e il Pil con la nota di aggiornamento al Def di ottobre è stato fissato all'1,1% nel 2017 e la Commissione, in via informale, avrebbe fatto sapere di essere disposta a concedere ancora uno 0,2%. L'obiettivo del governo sarebbe invece quello di portarlo almeno attorno al 2%, sfruttando i circa 15 miliardi di flessibilità per tagliare le tasse.