Secondo il rapporto su oltre 2mila grandi aziende le stime per il 2015 non sono diverse. Unica nota positiva grazie agli investimenti, cresciuti del 9%. Le imprese italiane sempre più spinte a produrre all'estero
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La crisi, secondo Mediobanca, non è finita. Dal rapporto stilato da Ricerche & Studi su oltre 2mila grandi imprese dell'industria e dei servizi che lavorano in Italia, emerge come le vendite siano scese del 2,2% nel 2014, mentre l'occupazione sia calata dell'1,1%. E per l'anno 2015 le stime non sono diverse. Qualche segnale positivo, invece, dagli investimenti: l'anno scorso sono cresciuti del 9%.
Dati sull'occupazione preoccupanti - Nel rapporto R&S Mediobanca sulle oltre 2mila maggiori imprese dell'industria e dei servizi che lavorano in Italia i dati sull'occupazione non sono mai stati positivi dal 2008. Dall'inizio della crisi le attività di questi grandi gruppi nella penisola hanno visto un taglio dell'8,5% del numero di operai (che sale al 12,3% nella sola manifattura) e del 2% di "colletti bianchi".
Maggiori tagli sulla manodopera nelle aziende private - A ridurre maggiormente i dipendenti sono stati i gruppi di proprietà estera, che hanno perso il 19% dei propri operai e quasi l'8% degli impiegati. Il problema è che chi è rimasto nelle aziende non guadagna di più, anzi: nelle attività delle grandi aziende in Italia il potere di acquisto dal 2006 è sceso del 2,3%, con segnali di tenuta solo nella manifattura (+1%) e un costo del lavoro nei gruppi pubblici in media superiore del 25% rispetto a quelli privati.
Bene l'industria conciaria, male l'editoria - Nei singoli settori produttivi la salute è comunque molto diversa: secondo i dati di R&S Mediobanca, dall'inizio della crisi le imprese della pelle e cuoio hanno visto aumentare i fatturati di oltre il 33%, le imprese di costruzione (cioé soprattutto i grandi "general contractor") del 26%, il conserviero del 21%, con tutto l'alimentare in positivo. Molto male invece i prodotti per l'edilizia (-38%), il settore stampa ed editoria (-36%) e le telecomunicazioni, che dal 2008 hanno ceduto il 24% dei ricavi.
Segnali positivi dagli investimenti - Qualche segnale positivo dagli investimenti: l'anno scorso sono cresciuti del 9% totale, con la manifattura in aumento del 4%. Il trend dovrebbe proseguire anche nel 2015, con attesa per il settore dei servizi che è il più lento a cercare una via d'uscita dalla crisi. Il problema è che comunque si è perso tantissimo: in totale dal 2005 le attività italiane dei grandi gruppi hanno tagliato in generale il 31% di investimenti, con le aziende pubbliche in calo del 43% e il terziario del 52%.
Vendita "estero su estero" anche per le aziende italiane - Il 70% di quanto prodotto dalle grandi imprese italiane è "estero su estero" - senza coinvolgere impianti e manodopera nel Paese - anche perché i margini di redditività sono la metà di quelli oltreconfine. Il ritorno sul capitale (Roe) è del 5,2% contro il 14,3% all'estero.