NELL'EVENTUALITA' DI UN'USCITA

Crisi in Grecia, Tsipras: "L'accordo sarà firmato 48 ore dopo referendum"

Standard & Poor's: all'Italia la Grexit costerebbe 11 miliardi in più. Si tratta di maggiori oneri da pagare sul debito pubblico: sarebbe l'aumento più alto in assoluto della zona euro

03 Lug 2015 - 01:56

    © -afp

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"Il giorno dopo il referendum sarò a Bruxelles e un accordo sarà firmato". Lo ha assicurato il premier greco Alexis Tsipras in un'intervista alla tv Antenna. Intanto, Standard & Poor's stima che un'uscita della Grecia dall'Eurozona potrebbe costare all'Italia 11 mld di maggiori oneri sul debito pubblico. Il nostro Paese fronteggerebbe l'aumento "più grande in assoluto" della zona euro: l'addio di Atene potrebbe costare 30 mld nel 2015-16.

Secondo S&P dunque "gli effetti sulle economie dell'Eurozona si faranno sentire principalmente attraverso rendimenti più alti" da pagare sui titoli di Stato. Infatti, essendo la Grecia "una economia piccola e tradizionalmente più chiusa" di altri Paesi dell'Eurozona, "gli effetti diretti sugli scambi commerciali" sarebbero "limitati". Se l'agenzia di rating evidenzia i rischi per l'Italia, per il premier Matteo Renzi, invece, con la Grexit "l'Italia non avrebbe problemi economici particolari. Ma comunque Atene non uscirà dall'euro".

Se si esclude Cipro (con il 19% dell'export diretto in Grecia nel 2013) solo la Macedonia (4,2%) e Malta (3,3%) "esportano più del 2%" in Grecia. "Anche se le importazioni greche cadessero del 50% nell'anno successivo" alla Grexit, "l'impatto diretto sulla Germania, la Francia e l'Italia ridurrebbe il totale dell'export tra lo 0,3% e lo 0,5%" e con una perdita di Pil "per queste economie tra lo 0,2% e lo 0,3%".

Per S&P "il principale effetto" sull'Eurozona, e "specialmente sui Paesi periferici, si materializzerebbe attraverso i mercati dei capitali". "L'impatto più significativo" di un addio all'euro di Atene "consisterebbe nella reintroduzione di un premio legato al rischio valutario, in quanto l'appartenenza all'Eurozona non è più percepita come irrevocabile".

L'agenzia di rating si attende così "un picco iniziale nei rendimenti" dei bond sovrani "specialmente per quelle economie percepite dai mercati come fiscalmente piu' vulnerabili". Il "premio" è destinato a essere "permanente" anche se il Qe della Bce farà da "tetto" ai rendimenti. S&P stima il maggior costo del rifinanziamento dei debiti pubblici dell'Eurozona in 30 miliardi: "l'aumento sarà distribuito in modo irregolare, con l'Italia che affronterà l'aumento più grande in assoluto, pari a 11 miliardi".

Sui conti greci interviene poi ancora anche l'Fmi, secondo cui le finanze di Atene si sono ulteriormente deteriorate a causa della lentezza nel varo delle riforme economiche: lo scorso anno si prevedeva infatti un calo del debito greco al 128% del Pil, mentre ora il disavanzo è tornato a salire e sarà del 150% entro il 2020. Per il Fondo monetario internazionale, quindi, la Grecia avrebbe bisogno di nuovi finanziamenti per 50 miliardi di euro fino al 2018 per far fronte all'insostenibilità del suo debito. Ma, ribadisce il Fmi, Atene "è preclusa dall'ottenere nuovi aiuti fino a che non avrà pagato in pieno i suoi arretrati col Fondo".

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