Gli studiosi hanno redatto un appello affinché i governi riducano le emissioni di gas serra
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Oltre duemila scienziati marini di circa ottanta Paesi sono riuniti da oggi a Cairns, nel nordest dell'Australia, proprio di fronte alla Grande Barriera Corallina dichiarata patrimonio dell'umanità, per discutere dello stato di salute delle barriere coralline del mondo.
I lavori del dodicesimo International Coral Reef Symposium, che per la prima volta si tengono in Australia, sono iniziati con una panoramica della situazione globale e delle misure necessarie per proteggere le barriere coralline.
Già diffusa una dichiarazione di consenso, firmata da più di duemilacinquecento scienziati marini di tutto il mondo, per richiedere ai governi azioni immediate mirate a ridurre i cambiamenti climatici.
L'obiettivo è salvare il patrimonio naturale legato all'ecosistema corallino. In particolare, sono stati richiesti interventi per prevenire l'aumento di temperature dei mari, l'acidificazione degli oceani, la pesca eccessiva e l'inquinamento proveniente dalla terraferma.
Nel documento si legge: "La comunità internazionale della scienza sulle barriere coralline si appella ai governi perché assicurino il futuro delle barriere coralline, attraverso un'azione globale per ridurre le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra, e attraverso una migliore protezione locale delle barriere coralline".
Il moderatore del simposio, il professor Terry Hughes del Centro australiano per l'eccellenza negli studi sulle barriere coralline, ha ricordato che la Grande Barriera Corallina è un esempio primario di un ecosistema bisognoso di protezione e che l'Unesco, dopo una recente ispezione, si prepara a classificarla come patrimonio dell'umanità 'in pericolo', se non sarà fermato lo sviluppo di porti e infrastrutture associate, causa di crescente inquinamento.