13 TONNELLATE D'ACQUA PER UNO SMARTPHONE

Dagli stivali allo smartphone: cresce l'impatto ambientale degli oggetti comuni

Secondo uno studio per produrre un telefono di ultima generazione servono quasi 13 tonnellate d'acqua, mentre per un paio di scarpe in pelle ne servono almeno 14

01 Lug 2016 - 14:54
 © ap-lapresse

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Scarpe, smartphone e t-shirt sono tra gli oggetti d'uso quotidiano con un'impronta ambientale tutt'altro che contenuta. Per produrre un telefono di ultima generazione servono ad esempio quasi 13 tonnellate d'acqua, mentre per un paio di stivali ne servono almeno 14 e mezzo. A fornire un quadro dell'impatto sulle risorse del globo da parte degli oggetti comuni è uno studio di Friends of the Earth, la rete che riunisce organizzazioni ambientali di 74 Paesi.

Dagli stivali allo smartphone: cresce l'impatto ambientale degli oggetti comuni

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Basato su dati Trucost, lo studio invita l'industria globale a prestare attenzione non solo all'impronta di carbonio dei loro prodotti, ma anche ad altri fondamentali indicatori dell'impatto sull'ambiente come il consumo di risorse idriche e di suolo.

La "classifica" degli sprechi - Per una t-shirt servono circa 4 tonnellate d'acqua mentre la superficie di suolo usata super di poco i 4 metri quadrati. Per una barretta di cioccolato serve quasi una tonnellata e mezzo d'acqua e più di 2,5 metri quadrati di suolo. Una tazza di tè ha un'impronta minore di una tazza di caffè: per il primo servono 28 litri d'acqua e una superficie di 0,02 metri quadrati, mentre per il caffè sono impiegati 136 litri d'acqua e 0,1 metri quadrati di suolo.

La questione degli imballaggi - Spesso, rileva lo studio, a fare la differenza sono gli imballaggi e la scelta delle materie prime. Nel settore dell'abbigliamento, ad esempio, circa il 20% del consumo di acqua e suolo è da addebitare ai materiali usati negli imballaggi. Percentuale che sale all'84% (riferito solo al suolo) per il settore dei giocattoli. Tra i diversi prodotti d'uso quotidiano analizzati, quello con le "impronte" maggiori sono gli stivali in pelle: la maggior parte dell'utilizzo di suolo (86%) è assorbita dal bestiame da cui si ricava il materiale di fabbricazione.

Consumo di acqua e suolo - L'impronta idrica deriva per lo più dall'acqua piovana usata per allevare il bestiame e dall'acqua per smaltire gli inquinanti prodotti nei processi di concia. "Come" viene ottenuto un prodotto ha inoltre una grande importanza: se un paio di stivali di pelle viene realizzato in impianti con un trattamento idoneo degli scarti servono 14,5 tonnellate d'acqua, spiega lo studio, altrimenti ne servono almeno 25. Per quanto riguarda ad esempio le t-shirt, sono le piantagioni di cotone ad assorbire circa i due terzi del consumo di suolo (65%) e il 68% dell'acqua complessivamente utilizzata.

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