Dai parchi nazionali alle barriere coralline: a minacciare circa 70 siti sono petrolio ed estrazione minerarie, responsabili di una violenta deforestazione
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Quasi un terzo (31%) dei siti naturali Patrimonio dell'umanità rischia di scomparire a causa dell'inquinamento e della deforestazione causate dalle esplorazioni per la ricerca di petrolio, gas e minerali. A lanciare l'allarme è un nuovo rapporto del Wwf, che estende la minaccia a 70 delle 669 riserve protette di tutto il mondo, che vanno dai parchi nazionali alle barriere coralline. Il pericolo maggiore è per le aree dei Paesi in via di sviluppo.
Dal parco nazionale del Virunga in Congo a quello del Lago Malawi, fino a uno dei più grandi parchi faunistici mondiali, la riserva Selous in Tanzania: su 41 Patrimoni naturali sono 25 quelli minacciati (il 61%) da attività o concessioni per le estrazioni. In Asia il problema riguarda 24 siti su 70 (34%), mentre nell'America latina e caraibica 13 su 41 (31%).
La situazione in Occidente - La situazione è meno grave in Occidente: in Europa e Nord America sono in pericolo sette siti su 71 (10%). Tra questi il parco nazionale Donana, situato nell'estuario del fiume Guadalquivir, nel sud della Spagna, una delle zone umide più importanti d'Europa per l'unicità della biodiversità che ospita.
Una minaccia globale - "I siti naturali Patrimonio dell'umanità, che coprono meno dell'1% della superficie del pianeta e hanno un valore eccezionale in termini di specie e paesaggi, corrono un rischio crescente di sfruttamento e di danni irreparabili, che a loro volta danneggiano le comunità dipendenti da questi luoghi per la sussistenza", avverte il Wwf. La minaccia interessa anche alcune delle specie animali più rare della Terra, come i gorilla di montagna e gli elefanti africani, i leopardi delle nevi, le balene e le tartarughe marine.