L'attacco in un villaggio nel nord-est del Paese. Hanno costretto gli uomini a radunarsi in un'area del villaggio e li hanno massacrati a colpi d'arma da fuoco e con coltelli e machete, al grido di "Allah è grande". Sotto accusa gli integralisti islamici di Boko Haram
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Cristiani ancora sotto tiro in Nigeria nell'ennesima strage che ha insanguinato il sempre più incontrollabile nord-est del Paese. Oltre cento persone - secondo una prima ricostruzione - sono state uccise la notte scorsa nel corso di un massiccio attacco attribuito agli estremisti islamici di Boko Haram, che hanno incendiato le case e devastato l'intero villaggio di Izghe, nello stato di Borno.
Sono arrivati di sera, hanno raccontato gli scampati, a bordo di camion e moto, travestiti da militari. Hanno costretto gli uomini a radunarsi in un'area del villaggio e li hanno massacrati a colpi d'arma da fuoco e con coltelli e machete, al grido di "Allah è grande". Poi hanno setacciato le abitazioni alla ricerca di chi si era nascosto, hanno saccheggiato magazzini e depositi di generi alimentari e sono fuggiti nella boscaglia. Tra le vittime del massacro anche musulmani moderati. E in serata il bilancio a Izghe è di almeno 106 morti, come ha fatto sapere il senatore Ali Ndume. Dei morti, i 60 scoperti per primi sono già stati sepolti, ha precisato l'esponente politico, che ha ribadito il sospetto su Bioko Haram, i cui attacchi - ha detto Ndume - "diventano ogni giorno più sanguinosi e frequenti".
Nessuna resistenza, nemmeno un poliziotto o un soldato nel villaggio, nonostante gli ultimi giorni siano stati scanditi da eccidi e decine di morti in tutta l'area. E nonostante la 'guerra' dichiarata dal presidente cristiano Goodluck Jonathan a Boko Haram e la costituzione di milizie armate di autodifesa, formate anche da musulmani moderati, da affiancare alle forze di sicurezza. Secondo alcune fonti, il massacro è stata la reazione a una serie di bombardamenti aerei da parte delle forze nigeriane contro postazioni degli estremisti islamici non lontano da Izghe, verso il confine con il Camerun.
Ad arginare la 'guerra santa' non è servito neppure il siluramento, a metà gennaio, di tutti i vertici militari, sostituiti dal presidente nigeriano perché incapaci di fermare la furia di Boko Haram contro la minoranza cristiana del nord-est. L'offensiva lanciata in maggio per riportare sotto controllo gli Stati di Borno, Adamawa e Yobe, tutti e tre in stato di emergenza, non dà risultati.
La dinamica dell'ultimo massacro, 4 giorni fa, che aveva provocato una quarantina di morti, era stata simile. E il 27 gennaio la violenza integralista si era abbattuta su una chiesa - più di venti morti - e contro un altro villaggio, sempre nel nord-est. Ancora sabato, centinaia di abitanti della città di Bama, attaccata a più riprese, sono scappati verso Maiduguri per paura di un ennesimo raid. Ad essi si sono aggiunti i fuggiaschi di Izghe, che attraversano a piedi la boscaglia rischiando un nuovo massacro.