Iran, vendetta per l'imam giustiziato: bruciato consolato saudita
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Tra le vittime anche Nimr al-Nimr, leader delle proteste sciite condannato per sedizione. Riad: "Processi regolari". VIOLENTA PROTESTA IN IRAN: BRUCIATA AMBASCIATA SAUDITA
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Quarantasette "terroristi" sono stati giustiziati in Arabia Saudita. Le persone messe a morte erano state condannate per aver progettato e compiuto attacchi terroristici contro civili. Tra i giustiziati figura anche l'imam Nimr al-Nimr, leader delle proteste sciite e condannato per sedizione. La reazione dell'Iran: "Raid pagherà". L'imam aveva guidato le proteste scoppiate nel 2011 nell'est del reame a guida sunnita.
Iran: "Raid la pagherà cara" - "L'Arabia Saudita pagherà a caro prezzo l'esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr". E' quanto afferma il ministero degli Esteri iraniano.
"Il governo saudita - ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano Hossein Jaber Ansari - da una parte sostiene i movimenti terroristi e estremisti e al contempo utilizza il linguaggio della repressione e la pena di morte contro i suoi oppositori interni (...) pagherà un prezzo alto per questa politica". L'imam è lo zio del giovane attivista sciita Ali Mohammed Baqir al-Nimr condannato a morte per reati presumibilmente commessi all'età di 17 anni.
"L'esecuzione di una personalità come lo sceicco al-Nimr, che non aveva altro mezzo oltre a quello della parola per perseguire i suoi obiettivi politici e religiosi, dimostra solo il grado di imprudenza e irresponsabilità" dell'Arabia Saudita. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hossein Jaberi Ansari, citato dall'iraniana Presstv. "Il governo saudita appoggia i terroristi e gli estremisti takfiri (sunniti radicali, ndr), mentre parla ai suoi critici a casa con il linguaggio delle esecuzioni e della soppressione", ha aggiunto.
Ucciso anche leader Al Qaeda - Tra le vittime figura anche Fares al Shuwail, considerato il leader di Al Qaeda nel Regno, in carcere dal 2004. E' quanto risulta dalla lista resa nota dal ministero dell'Interno, secondo cui tra i giustiziati 45 sono sauditi, uno egiziano e uno ciadiano. La maggior parte dei condannati a morte, rivela la stessa fonte, era stata condannata per attentati compiuti dalla stessa Al Qaeda tra il 2003 e il 2006 in cui erano rimasti uccisi numerosi sauditi e stranieri.
"Processi regolari, garantiti diritti difesa" - "Non si è trattato di procedimenti speciali, ma di normali processi in cui sono stati garantiti i diritti della difesa". Così il portavoce del ministero della Giustizia saudita, Mansur al Quafari, ha descritto i processi che hanno portato alle condanne dei 47 giustiziati. Il portavoce del ministero dell'Interno, Mansur al Turki, ha detto che alcuni dei condannati sono stati decapitati e altri fucilati, secondo le disposizioni dei diversi giudici che hanno emesso le sentenze.
Proteste in Bahrain - L'esecuzione del leader sciita ha creato momenti di tensione in Bahrain. La polizia ha sparato lacrimogeni contro diverse decine di persone scese in piazza per protestare, con cartelli con le foto del religioso ucciso, hanno riferito testimoni oculari ripresi dai media locali. Gli incidenti si sono verificati in un villaggio ad ovest della capitale del piccolo Stato del Golfo a maggioranza sciita, ma retto da una monarchia sunnita.
Hezbollah: Usa responsabili per esecuzioni - Il movimento sciita libanese Hezbollah, alleato dell'Iran, ha detto oggi di ritenere "gli Usa e i suoi alleati" come "responsabili" per le esecuzioni avvenute in Arabia saudita perché "coprono i crimini del Regno contro il suo popolo e quelli della regione". "Chiediamo alla comunità internazionale di condannare il crimine commesso dall'Arabia Saudita", si legge in una nota citata dai media libanesi.
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VIOLENTA PROTESTA IN IRAN: BRUCIATO CONSOLATO SAUDITA Manifestanti hanno protestato violentemente in Iran contro l'esecuzione da parte dell'Arabia Saudita dell'imam sciita Nimr al-Nimr. A Mashhad, città religiosa nella zona nord-orientale del Paese, i manifestanti hanno dato fuoco al consolato saudita. I manifestanti si sono riuniti davanti alla sede diplomatica e hanno scandito slogan contro le autorità dello Stato arabo. Poi la protesta è diventata violenta: i manifestanti hanno preso la bandiera dell'Arabia Saudita dal palazzo del consolato e l'hanno bruciata, provocando l'incendio.