le storie dei tedofori

L’Olimpiade 2012 stretta in un pugno Il sogno dei 18 tedofori italiani diventa realtà

A Leicester con il gruppo che ha portato la fiaccola olimpica. Tra pioggia e buone azioni

17 Lug 2012 - 11:39
 © Tgcom24

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Tutta l’Olimpiade in un pugno. Il motto-simbolo l’importante è partecipare, i Giochi che interrompono anche le guerre, le medaglie, anni di sacrifici per una gara che magari dura una manciata di secondi, l’idea di un Husain Bolt a gomito a gomito con il carneade più anonimo che gli chiederà foto-ricordo e autografo.

Tutto questo stretto nella mano di diciotto italiani, mani abituate ad aiutare il prossimo. Fino a domenica primo luglio era il sogno dei tedofori prescelti per Londra 2012. Adesso è una realtà per Andrea, Roberto, Vittorio, Daniele e altri quattordici connazionali impegnati nel sociale e ritenuti meritevoli di entrare nella storia dei Giochi olimpici: loro infatti hanno portato il fuoco di Olimpia nel tragitto attorno alla città inglese di Leicester. Loro hanno avuto in pugno l’Olimpiade.

A selezionarli Samsung (partner tecnologico di Londra 2012, Paralimpiade compresa) secondo il semplice criterio di “persone normali che fanno cose straordinarie”.

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Al fianco della torcia a Wellingborough
Straordinaria è la cornice di gente e straordinario è il calore umano che fanno sembrare meno grigio il cielo sopra Wellingborough, cento chilometri a nord di Londra in una fredda mattina di inizio luglio (temperatura massima 14 gradi, avvistati spettatori con cappotto o berretto di lana, ndr). Da qui, nel Northamptonshire inizia il sogno di Maurizio Guttilla, palermitano sopravvissuto nel 2007 a nove ore di intervento a cuore aperto per un aneurisma aortico e ora infermiere professionale. “Sono emozionato, si vede?” le poche parole quando scende dal bus con tutti i tedofori della tratta. Attorno a lui spuntano telefonini, macchine fotografiche e dozzine di bambini pronti a farsi immortalare. “Ho toccato la torcia olimpica, è passata di qua” potranno raccontare un giorno questi ragazzini quando saranno genitori e nonni.

Un bacio alla moglie ed ecco l’addetto alla sicurezza con l’oggetto del desiderio di Maurizio, vale a dire la fiaccola ancora spenta. Per farla entrare nella storia bastano una manciata di secondi: in lontananza si sentono applausi e urla, segno che la fiaccola accesa sta arrivando. Maurizio si prepara. Saluta fotografi e telecamere per piazzarsi in mezzo alla strada, come da protocollo con tuta ufficiale e scarpe no logo. La fiaccola arriva. La porta una donna che la inclina verso quella dell’italiano. Un colpo di gas e il passaggio del sogno olimpico è realtà: la torcia si accende. Adesso Maurizio ha l’Olimpiade in pugno: De Coubertin e il suo motto in una mano, l’altra libera per salutare le centinaia di persone ai lati della strada. Tutto in diretta streaming sulla Rete visto che Bbc irradia il segnale dei 12.800 chilometri del percorso olimpico.

Ma è solo dal vivo che si percepisce la bellezza e l’importanza di questi trecento metri percorsi fiaccola in pugno. A Wellingborough i marciapiedi sono stracolmi nonostante la pioggia, a bordo strada le scolaresche in divisa con le bandierine inglesi svolazzanti, i negozi chiusi. La gente alle finestre con vessilli inglesi appesi. Scontati gli striscioni che reclamano Beckham nella squadra di calcio olimpica. Tutti urlano e battono le mani, tutti reclamano il tedoforo per un saluto, ricambiano con un “go” e un’immancabile foto alla torcia che il 27 luglio aprirà Londra 2012. Mai come in questi istanti quelli di fine mese appaiono come recita lo slogan Samsung “i Giochi Olimpici di tutti”. Sono quelli di chi non potrà vederli nemmeno per un minuto in tv e di chi si allena già per Brasile 2016. Appartengono già a quei bambini che esulteranno per una medaglia e a quelli che giocheranno in un prato perché (prima o poi) l’estate e il caldo arriveranno anche da queste parti. Pensieri ed emozioni non tengono il passo del tedoforo Maurizio: i trecento metri diventano duecento, Poi cento, poi cinquanta. E poi sono finiti rigorosamente tra due ali di folla. La corsa è terminata, il suo sogno passa di mano ma non scompare.

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Un sogno a futura memoria
A tenerlo vivo altri tedofori, altri italiani che hanno fatto del bene. Brava gente come Tommaso Scollo, 34enne fiorentino, che a Kettering prende la torcia e si mette a correre pensando a quel giorno in cui in ambulanza salvò la vita a un’anziana apparsa spacciata. Stesso cielo fumo di Londra e sempre il verde delle Midlands sono i contorni del sogno olimpico di Angelo Gualtieri, abruzzese e scampato al terremoto del 6 aprile. Per lui dall’Italia sono arrivati fin quassù a Corby madre, fratello, sorella e fidanzata. La madre sfoggia fiera un tricolore, poche ore dopo la Caporetto italiana a Kiev.

Così la fiaccola e il sogno di questi diciotto fortunati italiani passa da un villaggio all’altro nell’avvicinamento al braciere di Londra 2012. E il sogno di una mattina di mezza estate, oltre che rimanere scolpito nel loro cuore e nella loro testa, resta concretamente impresso nei video e nelle fotografie scattate da chissà quante persone. E non solo: Maurizio e gli altri diciassette tedofori azzurri sono tornati a casa con in mano la loro torcia, proprio quella stretta per trecento metri e qualche centinaio di passi. D’ora in poi non stringeranno più l’Olimpiade, ma stringeranno un’emozione unica.


Sauro Legramandi
Twitter Sauro71

Ecco i nomi dei tedofori azzurri: Daniele Adragna, Ruggero Barone, Carlo Bini, Vittorio Brandi, Diego Buta, Andrea Candotto-Carniel, Gianfranco Chirico, Gian Paolo Cioccia, Roberto Cologna, Alberto Cukeric, Paolo Dante, Andrea Goti, Angelo Gualtieri, Maurizio Guttilla, Andrea Malvestiti, Fabrizio Mineo, Tommaso Scollo, Vincenzo Saitta Salanitri.

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