E monta la polemica: una maglietta low cost vale la sicurezza e la vita di questi operai?
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I proprietari di due delle cinque imprese tessili bengalesi ospitate nel palazzo crollato mercoledì alla periferia di Dacca sono stati arrestati dalla polizia. Lo riferisce oggi il quotidiano online bdnews24. Nel crollo dell'edificio, afflosciatosi come un castello di carte, sono morte 315 persone, mentre sono in corso affannose ricerche per localizzare centinaia di altri lavoratori mancanti all'appello.
Ora la polizia sta ricercando altri responsabili, fra cui Aminul Islam, proprietario della Phantom Apparels e della Phantom Tac Bangladesh Ltd, e Anisur Rahman della Ethertex Textiles, che sono ancora latitanti. Fonti non identificate hanno assicurato che la direzione delle cinque imprese di abbigliamento avevano obbligato gli operai a recarsi al lavoro mercoledì nonostante nelle mura dell'edificio fossero apparse impressionanti crepe.
Polemiche infinite: una maglietta vale la vita di un operaio? - Mentre il conto dei morti nel crollo del Rana Plaza di Dacca, in Bangladesh, continua a salire, nel mondo occidentale si alza la polemica. Qual è infatti il costo in vite umane della maglietta a basso costo comprata nelle catene di 'high street' come Gap o H&M o nei grandi magazzini discount come Walmart? Il New York Times ha alzato la voce: ''Il crollo ha puntato di nuovo i riflettori sulle pessime condizioni in cui milioni di operai producono abiti per i consumatori europei e americani''. In novembre, ricorda il quotidiano in un editoriale, ci fu un rogo in un altro impianto che produceva per Walmart e Sears: i morti in quell'inferno furono 112.
''La gravità e la frequenza di questi disastri sono un atto di accusa contro l'industria globale dell'abbigliamento e di dettaglianti come Gap, Walmart e H&M che comprano miliardi di abiti dal Bangladesh ma finora si sono rifiutati di chiedere e di pagare per adeguate misure di sicurezza negli impianti che producono le loro ordinazioni''. Polemiche negli Usa e polemiche in Gran Bretagna: secondo John Hilary, direttore della Ngo War on Want, l'industria del vestito a basso costo è ''automaticamente collegata a questo tipo di disastri''.