Una società di Finmeccanica riforniva l'esercito di Assad di moderni sistemi di puntamento
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Mentre la diplomazia internazionale discute al G20 di San Pietroburgo se attaccare o meno il regime siriano, viene alla luce come prima dell’inizio del conflitto la Siria abbia aumentato esponenzialmente l’importazione di armi convenzionali. Tra il 2007 e il 2011 i principali fornitori sono stati la Russia (78%), la Bielorussia (17%) e l’Iran (5%). Ma anche l’Unione Europea ha avuto la sua quota di mercato, Italia compresa. Il commercio di armi si è interrotto nel maggio 2011 con l’istituzione dell’embargo da parte dell’Unione.
Il nostro paese è stato il primo esportare europeo di sistemi militari in Siria. Nel corso del decennio 2000-2009 solo una società del gruppo Finmeccanica ha ottenuto una commessa da 131 milioni di euro per ammodernare i carri armati russi in forza all’esercito siriano.
Secondo il Sipri Yearbook 2013, redatto dallo Stockholm International Peace Research Institute di Stoccolma, l'Italia avrebbe fornito componenti per i puntatori dei carri armati russi T-72. L’istituto di ricerca svedese pubblica annualmente un report per monitorare la proliferazione di armi nel mondo e per informare circa l’esportazione e l’importazione di sistemi bellici.
Oltre all’istituto svedese, anche il Campaign Against Trade Arms, database che raccoglie i dati pubblicati dall’Unione Europea con l’aiuto di Unimondo.org, evidenzia il valore della commessa affidata alle ex Officine Galileo, ora Selex ES del gruppo Finmeccanica nel corso del decennio 2000-2009. In particolare l’Italia avrebbe fornito all’esercito siriano circa 500 sistemi di puntamento Turms per ammodernare i carri armati russi. Questo aggiornamento permette ai carri di sparare in movimento e di notte grazie a speciali visori laser.
131 milioni di euro in 10 anni - La commessa è stata affidata nel 1998 alle ex Officine Galileo ed è proseguita fino al 2009. Nel dettaglio l’Italia ha fornito al paese mediorientale sistemi di puntamento per un totale di 40 milioni di euro nel 2000, 13,7 nel 2001, 18,8 nel 2002, 55,6 nel 2003. Tra il 2004 e il 2008 le consegne effettive si sono interrotte per poi riprendere nel 2009 per un totale di 2,7 milioni di euro. Secondo questi dati l’Italia risulta essere il primo esportatore europeo di sistemi d’arma verso la Siria, dietro solo agli alleati storici di Assad, Russia in testa, e davanti alla Repubblica Ceca. Per quanto riguarda le licenze concesse alla Siria, l'Italia è prima seguita Regno Unito e Austria. Esportazione che si è interrotta nel 2011 dopo l’embargo deciso dall’Unione europea per tutti gli stati membri.
Armi leggere italiane spedite ai confini della Siria - Ma la fornitura di armi in medio oriente da parte dell’Italia non finisce qui. Negli ultimi anni le esportazioni di armi leggere, pistole e munizioni, verso i paesi confinanti con la Siria sono cresciute esponenzialmente, soprattutto verso la Turchia. Secondo i dati pubblicati dall’Istat e ripresi da OPAL, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere, le esportazioni dal distretto di Brescia (patria storica della Beretta) sono schizzate verso le stelle negli ultimi 3 anni. Si passa infatti da 1,6 milioni di euro del 2009 ai 21,5 del 2010 per arrivare ai 36,5 milioni di euro del 2012. Armi che secondo Carlo Tombola, coordinatore scientifico di OPAL, «difficilmente serviranno a cacciatori e sportivi».