Sedici agenti penitenziari sono stati liberati dopo essere stati presi in ostaggio dai detenuti
Una sommossa scoppiata nel carcere Anisio Jobim di Manaus, in Brasile, ha provocato almeno 60 morti e sedici ostaggi tra gli agenti penitenziari, poi liberati. Lo ha riferito il ministro per la Pubblica sicurezza dell'Amazzonia, Sergio Fontes. All'origine della ribellione - informano le autorità locali - ci sarebbe una rissa tra gang rivali, la Familia do Norte e il Primeiro Comando da Capital.
Secondo le informazioni fornite dal presidente della Commissione dei Diritti Umani dell'Ordine degli avvocati dell'Amazzonia, Epitácio Almeida, i rivoltosi hanno consegnato le armi e si sono arresi. Tra le vittime dell'insurrezione, conclusasi dopo 17 ore, anche sei persone decapitate, i cui corpi sono stati portati fuori dalla prigione.
Lite fra bande rivali - La sommossa è stata provocata da uno scontro tra detenuti di due organizzazioni criminali, il gruppo locale Fdn (Familia do Norte) e il Pcc (Primeiro Comando da Capital), con sede a San Paolo.
"Nel corso dei negoziati, i prigionieri hanno chiesto quasi nulla, solo che non vi fossero eccessi all'arrivo della polizia", ha dichiarato Fontes alla radio locale Tiradentes. "Hanno fatto quello che volevano, hanno ucciso i membri dell'organizzazione rivale e hanno ottenuto la garanzia che non sarebbero stati attaccati dalla polizia. La Fdn ha massacrato i sospetti membri del Pcc e altri rivali", ha aggiunto il funzionario.
Gli ammutinamenti sono comuni nelle carceri sovraffollate del Brasile, che sono controllate internamente da fazioni criminali in lotta per il controllo del traffico di droga.