La mossa, annunciata da tempo, per rispondere alle "pratiche scorrette" del gigante asiatico
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Il presidente Usa, Donald Trump, ha firmato il Section 301 action: un memorandum che ha come obiettivo tariffe ed altre sanzioni per un valore annuo di 60 miliardi di dollari contro la Cina. Pechino è accusata di rubare segreti tecnologici e commerciali, privando le società americane di ricavi miliardari. Le misure che per ora risparmiano l'Ue, colpiranno l'import cinese in cento categorie commerciali e imporranno restrizioni agli investimenti.
Si salvano per il momento i Paesi alleati di Washington, a partire dall'Unione europea. Con Bruxelles, Trump ha detto di aver "aperto una trattativa". Esclusi dai dazi anche Canada, Messico, Australia, Argentina, Brasile e Corea del Sud, secondo quanto comunicato dal rappresentante del commercio statunitense Robert Lighthizer. La decisione pare comunque destinato a scatenare una guerra commerciale, e Pechino ha già annunciato che non resterà "inattiva".
L'obiettivo dichiarato della Casa Bianca è porre fine a ciò che definisce "concorrenza sleale" e "furto di proprietà intellettuale" da parte di Pechino. "Ciò che gli Stati Uniti stanno facendo è difendersi strategicamente dall'aggressione economica della Cina", ha dichiarato Peter Navarro, direttore del National Trade Council. Si tratta di "compensare i guadagni realizzati dai cinesi attraverso pratiche commerciali sleali", ha spiegato un alto funzionario della Casa Bianca. Entro 15 giorni dalla pubblicazione del documento, sarà reso noto l'elenco dei prodotti e delle imposte previste. Le tariffe riguarderanno 1.300 linee di merci cinesi, dalle scarpe, all'abbigliamento e all'elettronica. Trump ha dato inoltre indicazione al Dipartimento del Tesoro di imporre restrizioni sugli investimenti cinesi nelle aziende tecnologiche statunitensi.
L'inquilino della Casa Bianca ha insistito sul fatto che la Cina è un Paese "amico", ha detto di avere "un immenso rispetto per il presidente Xi" e un'eccellente relazione personale con il leader cinese. Tuttavia, ha sottolineato, gli Stati Uniti hanno "un deficit troppo alto" con Pechino. L'anno scorso, gli Usa hanno registrato un deficit con la Cina per il solo commercio di merci (esclusi i servizi) di 375,2 miliardi di dollari, in crescita dell'8,1% su base annua. "La parola chiave è reciprocità", ha spiegato Trump.
Cina risponde a Trump, 128 prodotti in mirino - Da Pechino arrivano dichiarazioni altrettanto bellicose: il governo cinese, attraverso una nota del ministero del Commercio, si dice pronto ad adottare "tutte le misure necessarie" per difendere i propri interessi. "La Cina non resterà a guardare", annuncia l'esecutivo puntando il dito contro "il protezionismo e l'unilateralismo" di Washington. Così Pechino ha messo nel mirino 128 prodotti americani per un totale di 3 miliardi di dollari nel caso non maturi un accordo con Washington.
Da Bruxelles trapela invece sollievo. L'esclusione dell'Unione europea dai dazi è una notizia "che va nella giusta direzione", ha detto il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani.
Draghi: "Protezionismo rischio ora più grande" - "Il protezionismo commerciale è il rischio a medio termine più grande ora, visto che ha effetti diretti e porta con sé la possibilità di ritorsioni e perdita di fiducia". Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi, riferendosi alle restrizioni degli Usa contro la Cina. Tuttavia "l'espansione economica prosegue con slancio invariato, gli investimenti sono sopra i livelli pre-crisi, dati che non si vedevano da 10-15 anni", ha aggiunto.