DOVEVA ANDARE A GINEVRA

Egitto, arrestato e fatto "sparire" un legale della famiglia Regeni

Con la sua associazione si batte per la difesa dei diritti umani. Anche suo figlio è stato fatto sparire dal regime di Al Sisi

11 Set 2017 - 12:24
 © lapresse

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Non si hanno più notizie di Ibrahim Metwaly, uno dei legali della famiglia Regeni, che domenica doveva salire su un aereo che dal Cairo lo avrebbe condotto a Ginevra dove avrebbe dovuto partecipare a una conferenza delle Nazioni Unite sui diritti umani. E' stato prelevato in aeroporto e di lui non si sa più nulla. Lo hanno denunciato i colleghi dell'Ercf (Egyptian commission for right and freedom).

E' l'ennesimo colpo alla libertà dato dal regime di Al Sisi. Qualche giorno fa il governo aveva decretato l'oscuramento di centinaia di siti web e agenzie di informazione "colpevoli" di diffondere false notizie contro l'esecutivo. Tra questi c'era anche il sito aperto dalla famiglia Regeni. Ora l'arresto dell'avvocato.

Anche Metwaly ha perso un figlio - Il 53enne Ibrahim Metwaly da anni si batte contro Al Sisi e il suo governo che, a detta della sua associazione, tortura e uccide. Esattamente dal 2013 quando suo figlio è scomparso ma a differenza di Giulio Regeni non è mai stato ritrovato. "Siamo molto preoccupati", dicono i colleghi di Ecrf. Metwaly doveva andare a Ginevra a parlare all'Onu per relazionare sulla violazione dei diritti umani in Egitto. E forse proprio per questo è stato fermato.

Al Sisi "zittisce" tutte le voci a lui contrarie e bolla come calunnie tutti i rapporti internazionali che escono sull'operato del suo governo. Come quello pubblicato pochi giorni fa da parte di Human Rights Watch in cui si denuncia l'uso sistematico di torture da parte delle forze di sicurezza egiziane.

Questo è l'ambiente che si troverà ad affrontare Giampiero Cantini, l'ambasciatore italiano che la prossima settimana riaprirà la sede diplomatica Al Cairo. L'ennesimo giallo sul caso Regeni che sarà anche argomento di discussione in un incontro che Cantini avrà questo mese con le autorità egiziane. Ma le premesse non sono incoraggianti.

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