Il ceo di Facebook Mark Zuckerberg torna nuovamente a scusarsi per lo scandalo: "Un grande errore, è un mio errore"
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Facebook ritiene che Cambridge Analytica, la società usata anche da Trump per la sua campagna elettorale, possa aver avuto accesso ai dati di 87 milioni di utenti della propria piattaforma, contro i 50 finora ammessi. E' una delle comunicazioni fatte da Mike Schroepfer, chief technology officer di Fb, nell'annunciare una serie di restrizioni del social media per proteggere meglio i dati personali dei propri utenti.
In Italia coinvolti oltre 214mila utenti - Tra i dati diffusi anche quello circa gli italiani potenzialmente coinvolti nella vicenda che sarebbero 214.134. Il dato si ricava sommando il numero delle persone (57)che hanno istallato l'app di Aleksandr Kogan - il ricercatore di Cambridge Analytica - e gli amici potenzialmente impattati (214.077).
Zuckerberg: un grande errore, un mio errore - "Un grande errore", "è un mio errore", così il ceo di Facebook Mark Zuckerberg è tornato nuovamente a scusarsi per lo scandalo. Il fondatore del social media, durante una conference call, ha detto che non basta che Fb creda ai creatori di app quando sostengono che rispettano le norme. Fb, ha aggiunto, deve assicurarsi che lo facciano.
L'11 aprile Zuckerberg davanti alla commissione per il commercio e l'energia della Camera Usa - I dati sul numero di profili usati da Cambridge Analytica arrivano nel giorno in cui è stata resa nota la data della testimonianza di Zuckerberg: l'11 aprile davanti alla commissione per il commercio e l'energia della Camera Usa. Zuckerberg si era detto pronto a deporre davanti al Congresso dopo che lo scandalo era esploso in tutta la sua gravità, facendo finire il numero uno di Fb nel mirino della Ue e delle autorità americane, di inserzionisti e utenti, mentre la sua società accumulava perdite di decine di miliardi in Borsa.
La corsa ai ripari di Zuckerberg - Zuckerberg era stato precedentemente già costretto a scusarsi pubblicamente, anche sui giornali britannici e americani, ma questo non aveva impedito la nascita di movimenti di boicottaggio del social media, con adesioni eccellenti, a partire da Elon Musk, che aveva cancellato l'account di Tesla e Space X.
Dopo aver ammesso di aver sbagliato, il ceo di Facebook aveva tentato di rilanciare promettendo un giro di vite per la tutela dei dati, in modo da rassicurare i due miliardi di persone che navigano sulla piattaforma social ma anche gli investitori. "Riusciremo a risolvere i problemi di Facebook, ma ci vorranno un po' di anni", aveva detto in una intervista rilasciata a Vox. "Mi piacerebbe poter risolvere la questione in tre o sei mesi, ma la realtà è che alcuni di questi problemi richiederanno un periodo di tempo più lungo", aveva spiegato, ricordando che "ci sono almeno 14mila dipendenti che lavorano giorno e notte su questo, per rendere la piattaforma più sicura e per affrontare in maniera più efficace in futuro problemi come quello dell'interferenza russa nelle elezioni americane.
Le prime misure per aumentare la tutela della privacy - La prime misure sono entrate in vigore mercoledì, con una serie di restrizioni, dalla piattaforma Instagram alla storia di chiamate e testi, dai gruppi al login Fb sino all'accesso dei dati a parti terze (data providers e partner categories). "Sappiamo che abbiamo altro lavoro da fare", ha ammesso Schroepfer, assicurando che tutte le persone interessate dal caso Analytica saranno informate.