In campo oltre 50mila uomini, 12mila solo nella regione parigina
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Emmanuel Macron o Marine Le Pen. La Francia è chiamata a decidere nel secondo turno delle elezioni presidenziali, agitato da un attacco hacker, atteso e temuto, che è esploso nel pieno del silenzio elettorale. Nel mirino lo staff di Macron, a cui sono stati rubati 9 giga di mail. Intanto il Paese si prepara al voto in condizioni di massima allerta, con oltre 50mila uomini, tra poliziotti, gendarmi e soldati, mobilitati per garantire la sicurezza di elettori e candidati.
Il timore di attentati - Solo nella regione parigina saranno 12mila le forze dell'ordine operative. All'interno e nell'immediata vicinanza dei seggi elettorali "il presidente del seggio ha l'autorità di polizia", vale a dire che "nessuna forza armata può accedere senza la sua autorizzazione", come prescrive la legge. L'attentato che è costato la vita a un poliziotto il 20 aprile sugli Champs-Elysées, e l'arresto venerdì di un uomo radicalizzato che probabilmente progettava un attacco presso una base militare in Normandia, hanno confermato i timori che la minaccia terroristica "non è mai stata così alta" come in questa campagna elettorale organizzata, per la prima volta nella storia della Quinta Repubblica, in condizioni di stato d'emergenza.
Non solo le operazioni di voto e di scrutinio ma anche gli eventi e le celebrazioni che seguiranno l'esito del voto sono sotto la massima sorveglianza. La squadra della campagna elettorale di Emmanuel Macron ha già annunciato che, in caso di vittoria, il candidato di En Marche! celebrerà il successo davanti al Louvre, mentre il luogo dove Marine Le Pen potrebbe festeggiare non è stato divulgato. Quale che sia il risultato del ballottaggio domenica sera, la polizia teme violenze da parte di gruppuscoli dell'estrema sinistra, come accaduto al termine del primo turno il 23 aprile in Piazza della Bastiglia, quando sono state arrestate 143 persone.
L'ombra degli hacker sul voto - Ad agitare il ballottaggio non è però solo il timore del terrorismo, ma anche l'attacco hacker compiuto contro Macron. Il suo staff ha annunciato l'intrusione nei propri sistemi, che pure erano stati rafforzati nelle loro difese in previsione di una replica di quanto accaduto negli Stati Uniti con l'attacco alle email del campo di Hillary Clinton. "Si sapeva - ha confermato il presidente Francois Hollande - che ci sarebbero stati questi rischi durante la campagna presidenziale poiché era già avvenuto altrove. Niente rimarrà senza risposta".
Il Comitato di controllo elettorale ha provato a reagire, intimando a "tutti i media e tutti i cittadini" di non rilanciare quanto trafugato alla vigilia di elezioni cruciali, nell'evidente tentativo di seminare il caos. A violare fuori dalla Francia questo invito, siti e account che fanno capo ad esponenti dell'ultradestra americana, come quello di Jack Posobiec, fin dall'inizio ostili a Macron e filo-Le Pen. In Francia, spicca il noto Sputnik russo versione locale, che ha già riversato su Twitter molto materiale, per lo più scambi di email di affidabilità non immediatamente verificabile: dallo staff di Macron a ministeri francesi o a ditte di informatica e così via. Un lavoro lungo e difficile che occuperà per mesi gli inquirenti, mentre appaiono facilmente attribuibili alla categoria 'fake' i documenti di versamenti o conti aperti in improbabili paradisi caraibici, come quello che reca addirittura come contraente un fantomatico 'La Providence', guarda caso il nome del liceo in cui si conobbero Macron e Brigitte.