TRAGEDIA INDIMENTICATA

Fukushima, il Giappone si ferma per l'anniversario del sisma/tsunami

Il Paese ricorda le 18.500 vittime della triplice catastrofe dell'11 marzo 2011

11 Mar 2015 - 09:35
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Il Giappone si è fermato a ricordo della triplice catastrofe abbattutasi l'11 marzo del 2011 sul nordest del Paese, con il sisma/tsunami costato la vita a circa 18.500 persone, tra morti e dispersi, e la crisi nucleare ancora irrisolta di Fukushima. Alla cerimonia del governo al Teatro Nazionale di Tokyo è stato osservato un minuto di silenzio alle 14.46 (le 6.46 in Italia), ora esatta della scossa di magnitudo 9 durata oltre 120 secondi.

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Alla cerimonia ufficiale hanno preso parte alcune migliaia di persone, tra cui l'imperatore Akihito e la consorte Michiko, il premier Shinzo Abe e i rappresentanti delle prefetture di Fukushima, Miyagi e Iwate, le più colpite.

"Sono passati quattro anni e tutti insieme vogliamo esprimere il nostro cordoglio per le vittime e i loro familiari. Le immagini trasmesse dalla tv erano terribili", ha detto l'imperatore nel suo intervento. "Circa 20mila persone sono morte e mi preoccupo per la gente che vive ancora nelle case provvisorie, soprattutto per gli anziani e quelle persone di Fukushima costrette a vivere in un altro posto a causa del disastro. Vista l'importanza e la necessità di organizzare e fare le esercitazioni contro sisma e tsunami, il 14 marzo ci sarà (a Sendai e organizzata dall'Onu) una riunione internazionale sul tema della prevenzione e dei provvedimenti contro calamità naturali. Il mio auspicio - ha concluso Akihito - è che tutto vada per il verso giusto".

Un evento "disastroso che ha causato enormi danni, senza precedenti", ha osservato Abe nel suo breve discorso in cui ha ricordato le vite spazzate via dalla furia dello tsunami. "Pensando ai sentimenti delle famiglie delle vittime provo profondo dolore. Il lavoro di ricostruzione è arrivato a una fase avanzata, ma restano ancora 230.000 persone in alloggi provvisori a causa della centrale nucleare di Fukushima e di altri motivi. Puntiamo - ha promesso il premier - ad accelerare i lavori di ricostruzione e a realizzare un Paese più sicuro e resistente".

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