Il presidente della Commissione Ue sottolinea la tensione tra Italia e Bruxelles mettendo, tra i motivi di attrito, anche la contrarietà del nostro Paese ai 3 miliardi alla Turchia per i rifugiati
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Frizioni fra Jean-Claude Juncker e il governo italiano. Il presidente della Commissione Ue ha infatti definito "non delle migliori" l'atmosfera tra l'Italia e l'istituzione europea. Tra i motivi di maggiore attrito la contrarietà italiana a finanziare i 3 miliardi alla Turchia per i rifugiati siriani. "Ho difficoltà a capire le riserve dell'Italia, questi soldi sono una questione di credibilità per la Ue", ha aggiunto Juncker.
Probabilmente, ha ripreso il numero uno di Bruxelles, "a fine febbraio mi recherò in Italia" proprio per le tensioni indicate. E poi, ha aggiunto Juncker, "il premier Renzi si lamenta sempre dicendo che non sono mai stato in Italia da quando sono diventato presidente della Commissione".
"La flessibilità in Ue? L'ho introdotta io" - Juncker ha poi tirato un'altra stoccata al premier italiano dicendo: "Sono stato molto sorpreso che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perché in realtà sono stato io. E su questo voglio che ci si attenga alla realtà. Io mi tengo il mio rancore in tasca, ma non crediate che sia ingenuo".
E ancora: "Esito sempre a esprimermi con lo stesso vigore con cui Renzi si rivolge a me, perché non aggiusta sempre le cose". Tornando ancora al discorso flessibilità, ha aggiunto: "Ritengo che il primo ministro italiano, che amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione, non vedo perché lo faccia". Anzi, ha precisato, "l'Italia non dovrebbe criticarla troppo" in quanto "noi abbiamo introdotto la flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che, almeno così dicono in molti, dominano l'Europa".
"Momento difficile per l'Europa" - Il capo della Commissione Ue ha poi dichiarato di essere "impressionato dalle fragilità dell'Ue e dalle rotture accadute o che si preannunciano, spiegando: "C'è una policrisi non ancora interamente controllata", dai rifugiati al terrorismo all'Ucraina e Russia, e per questo, ha annunciato, "farò di tutto per evitare questo sentimento di inizio della fine" dell'Europa.
Schengen e frontiere - Toccando poi il tema caldo delle frontiere, ha precisato: "Nessuno parla del legame tra Schengen e la libera circolazione dei capitali: la fine di Schengen rischierà di mettere fine all'Unione economica e monetaria e il problema della disoccupazione diventerà ancora più importante. Bisogna guardare alle cose nel loro insieme". E ha sottolineato che "i controlli alle frontiere hanno un prezzo, per esempio quelli tra Svezia e Danimarca costano 300 milioni di perdite di introiti, e quelli tra Germania e Danimarca 90 milioni".