Se il blocco si prolungasse per tre mesi il Paese potrebbe perdere fino a 800 milioni di dollari. E la fuga dei turisti è già cominciata
© -afp
Se la decisione di bloccare i voli sull'Egitto dopo l'incidente sul Sinai si prolungasse per tre mesi, le perdite economiche per Il Cairo potrebbero arrivare, secondo il ministro del Turismo egiziano, Hisham Zaazou, "a 800 milioni di dollari". I turisti russi e britannici (due dei Paesi che hanno decretato lo stop ai voli) rappresentano infatti, secondo il ministro, "il 66% del totale dei vacanzieri a Sharm el Sheikh ed il 52% dei turisti ad Hurghada".
La grande fuga è già cominciata - D'altra parte, la fuga dei turisti dalla fino a ieri ambitissima località vacanziera è già cominciata. Il rappresentante della Camera per il turismo nell'area, Hussein Fawzy, ha fatto sapere all'Associated Press che già oggi, a 12 giorni dallo schianto, si registra "circa l'80% di cancellazioni delle prenotazioni, mentre quasi la metà, almeno il 40%, dei turisti presenti ha lasciato i resort".
Se questi dati saranno confermati, scatterebbe l'allarme rosso. Anche se questi numeri non stupiscono Pier Ezhaya, vice presidente di Astoi Confindustria Viaggi, che associa oltre il 90% dei tour operator. "Se sono bloccati i voli da Russia e Gran Bretagna - spiega - è ovvio che gli alberghi siano vuoti. Consideriamo che per la zona il mercato russo è enorme: si parla di 3 milioni di persone l'anno. Gli inglesi non sono da meno, siamo sul milione".
Ma gli italiani non rinunciano a Sharm - Quanto agli italiani, fa sapere Ezhaya, "la situazione è diversa. Senza indicazioni contrarie della Farnesina, la meta continua a essere operativa, i voli continuano a partire e i turisti stanno trascorrendo le loro vacanze nei resort scelti. Non abbiamo avuto l'emorragia di cancellazioni che si temeva. Registriamo un calo delle prenotazioni nell'ordine del 10%-20% sia sulla scorsa settimana che sul prossimo weekend".
A lanciare un appello a tornare in Egitto è scesa in campo anche Claudia Cardinale, madrina d'eccezione al Festival del cinema del Cairo. "Dobbiamo lottare per fare in modo che la gente torni in Egitto, un Paese bellissimo e che adoro. Spero che i turisti non lo abbandonino", ha detto.
Apertura agli investigatori Usa - E mentre Il Cairo apre alla collaborazione con gli investigatori Usa, con il presidente Sisi che assicura "trasparenza" nell'inchiesta in corso, fonti del Dipartimento di Stato Usa citate dalla Cnn affermano che lo schianto potrebbe essere stato provocato da un esplosivo al plastico C4 di tipo militare. A piazzarlo sull'aereo sarebbe stato un dipendente dell'aeroporto di Sharm, che avrebbe usato un detonatore programmato per entrare in azione dopo il decollo. "Improbabile che l'ordigno sia stato portato a bordo da un passeggero".
Ai microfoni della Cnn, il capo della diplomazia egiziana Sameh Shoukry ha spiegato che il suo Paese ha accettato la richiesta degli investigatori Usa di partecipare alle indagini. L'ok del Cairo significa che gli investigatori potranno avere accesso ai rottami dell'aereo e ai motori e questo potrebbe segnare un significativo sviluppo nelle indagini.
Controlli più stringenti e voli civili tracciati dai satelliti - Si rafforzano le procedure di controllo. I voli civili, d'ora in poi, verranno tracciati dai satelliti e non più solo dai radar a terra: l'accordo che è stato raggiunto a una riunione dell'Onu a Ginevra cambierà radicalmente il monitoraggio dell'aviazione civile dopo il giallo della scomparsa, ancora senza una soluzione, del volo della Malaysia Airlines dell'anno scorso.