PAESE NEMICO

L'Isis mette l'Italia nel mirino: "Gentiloni ministro Paese crociato"

Dopo le dichiarazioni del ministro degli Esteri sull’attacco Jihadista a Sirte, anche l'Italia viene presa di mira

14 Feb 2015 - 19:28
 © ansa

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Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico (Isis), che ha definito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni "ministro dell'Italia crociata". Lo si apprende dall'edizione del radiogiornale ufficiale dell'Isis, diffuso dall'emittente al Bayan da Mosul, nel nord dell'Iraq.

L'edizione mattutina del giornale-radio di al Bayan, l'emittente che trasmette dalla capitale dell'Isis in Iraq, afferma che Gentiloni, "ministro degli esteri dell'Italia crociata, dopo l'avanzata dei mujahidin in Libia ha detto che l'Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico". L'espressione "Nazioni atee" in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite: le due espressioni in arabo sono molto simili.

Gentiloni aveva detto: "Italia pronta a combattere" - L'Italia è "pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale" contro la presenza dell'Isis in Libia. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, spiegando che lo Stato Islamico "a 200 miglia marine di distanza rappresenta una minaccia". "Se non si trova una mediazione" bisogna pensare "con le Nazioni Unite a fare qualcosa in più", ha quindi aggiunto il titolare della Farnesina.

Isis: "Prenderemo anche Misurata" - L'Isis a Sirte ha distribuito volantini annunciando l'intenzione di prendere anche Misurata: lo riferiscono fonti libiche. Dopo Tripoli e Bengasi, Misurata è la terza maggiore città della Libia e principale porto. Finora è stata fedele al governo di Tripoli. La città si trova a circa 250 chilometri a ovest di Sirte.

Alfano: "Libia è priorità, spegnere incendio o rischi" - La Libia "deve essere una priorità assoluta, per tutta la comunità internazionale. O si spegne l'incendio o le fiamme possono divampare con rischi gravi per tutti". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano.

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