Il ministro degli Esteri russo ha quindi sottolineato che Mosca continuerà ad aiutare i Paesi che ne avranno bisogno "per non permettere un altro scenario libico". Teheran, capitale alleata a Damasco, intanto ha aperto i suoi cieli accogliendo "tutte le richieste russe". Una via obbligata, probabilmente insieme all'Iraq, perché Mosca vuole evitare di volare sopra la Turchia, anch'essa membro Nato ma soprattutto nemica di Assad.
La Bulgaria aveva subordinato il suo permesso al controllo di quelli che Mosca chiama "aiuti umanitari", la stessa definizione usata per i convogli con cui si sospetta abbia inviato armi ai ribelli del Donbass. Ma il Cremlino non ha accettato.
Ciò rafforza i sospetti, americani ed europei, che la Russia stia gettando le basi per mettere piede in Siria. Intanto Mosca sta inviando armi e addestratori, come ha ammesso Maria Zakharova, nuova portavoce del ministero degli Esteri, accusando l'Occidente di creare una "strana isteria" sulle attività del Cremlino in Siria.
Attività crescenti che hanno sollevato l'inquietudine della Casa Bianca ("siamo profondamente preoccupati" per le notizie sugli aerei militari russi dispiegati in Siria), del presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ("serve un'offensiva diplomatica"), del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ("non contribuirà a risolvere il conflitto") e del ministro degli esteri tedesco ("serve una soluzione politica", monito rivolto anche a Francia e Gran Bretagna).
Ma Zakharova ha ricordato che "la Russia non ha mai fatto segreto della sua cooperazione militare con Damasco", confermando la presenza di "specialisti militari russi" e la fornitura di armi "contro la minaccia terroristica, che ha raggiunto una dimensione senza precedenti in Siria e nel vicino Iraq". Sibilline altre sue parole: "Se saranno richieste misure aggiuntive da parte nostra per aumentare il sostegno alla lotta anti terrorismo daremo un'adeguata valutazione alla questione ma, in ogni caso, sulla base del diritto internazionale e della legislazione russa".
Mosca: aiuto alle truppe siriane per combattere l'Isis - A togliere ogni dubbio ci ha pensato infine il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov: "La Russia sta fornendo assistenza alle truppe siriane perché sono l'unica forza che può opporre resistenza. Semplicemente non ci sono altre forze organizzate ed efficienti in quella regione".
"I nostri militari non partecipano conflitto" - "Gli specialisti militari russi si trovano in Siria per addestrare i soldati di Damasco nell'uso delle attrezzature belliche arrivate dalla Russia e non partecipano al conflitto", ha quindi spiegato Peskov.
Un apparente riferimento a quella coalizione internazionale auspicata nei giorni scorsi da Putin, il quale però vorrebbe includervi anche quell'Assad che gli Usa e i suoi alleati vedono come parte del problema. Probabile quindi che il leader del Cremlino tenga aperte le "altre opzioni" che aveva evocato.
Nel weekend, secondo il Nyt, due enormi aerei cargo Antonov An-124 hanno portato rifornimenti ed equipaggiamenti da una base della Russia meridionale attraverso Iran e Iraq all'aeroporto siriano di Latakia (85 km da Tartus). Nello stesso scalo sarebbe atterrato un aereo per il trasporto truppe, probabilmente un Ilyushin.
Hezbollah: "Già 900 i miliziani libanesi caduti" - Sono già 900 i miliziani Hezbollah morti in Siria, dove combattono al fianco delle forze lealiste. Lo dice Abu Zalem, un responsabile militare delle milizie sciite libanesi e reclutatore a Beirut di combattenti per la Siria. "Questa guerra continuerà, sarà lunga", ha aggiunto Zalem.