Finita l'epoca del bipolarismo

La Spagna alle urne domenica: tanti indecisi e rischio di instabilità politica

Quattro i partiti in gara, nessuno dei quali con maggioranza assoluta. E per la prima volta si pensa alle possibili coalizioniCandidata in Spagna: "Perché votarmi? Non so spiegarlo"

19 Dic 2015 - 19:53
 © ansa

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Qualcuno le ha ribattezzate elezioni "all'italiana" perché, per la prima volta dalla morte del dittatore Francisco Franco, 40 anni fa, chiunque vincerà sarà probabilmente costretto a fare una coalizione. Dopo un lungo periodo di alternanza al potere di socialisti e popolari, la Spagna si prepara alle elezioni politiche di domenica 20 dicembre in un clima di incertezza, e il rischio di ingovernabilità - dicono i sondaggi - è dietro l'angolo.

Sono 350 i deputati da eleggere, 206 i senatori (gli altri 55 sono nominati dalle Regioni), ma i risultati sono tutt'altro che prevedibili. Non solo l'irruzione sulla scena dei due partiti anti-casta Podemos e Ciudadanos ha trasformato il classico gioco bipolare in una competizione a quattro, ma la percentuale di indecisi è ancora altissima, fra il 20 e il 40%, cioè almeno 6,5 milioni di elettori.

Secondo gli ultimi dati, il Pp otterrebbe il 25,8% e 107-111 seggi su 350 nel Congresso (contro gli attuali 186), davanti al Psoe (21,4% e 84-88) e a Podemos (20,4% e 71-75). Quarto con il 16% e 50-54 deputati i centristi di Ciudadanos. Impossibile, con questi numeri, governare da soli: ecco perché, per la prima volta nella sua storia, la Spagna si ritrova a ipotizzare possibili "combinazioni" fra le diverse forze politiche in gara. Vediamo quali sono.

Partido Popular (Pp) - Guidato dal premier Mariano Rajoy, deve fare i conti con una ripresa economica ancora fragile, alti tassi di disoccupazione e un'immagine di partito "vecchio" e corrotto, ma conserva ancora un'ampia fetta di elettorato. Viene dato al primo posto, ma senza maggioranza assoluta. "Semmai ne parleremo da lunedì", ha detto Rajoy a El Mundo, parlando di una possibile coalizione con i socialisti in caso di vittoria. Escludendo un assai improbabile alleanza con Podemos, sarebbe questo l'unico sistema alleanza che garantirebbe a Rajoy di rimanere alla Moncloa, sebbene l'affinità politica sia maggiore con Ciudadanos.

Partido socialista obreros español (Psoe) - Sta vivendo uno dei momenti peggiori della sua storia, con i partiti anti-casta che hanno eroso molti voti e la fragile leadership di Pedro Sanchez, 43 anni, nominato segretario a sorpresa nel luglio 2014. Soprannominato el Guapo," il bello", lunedì in diretta tv l'economista madrileno è arrivato allo scontro frontale con Rajoy, definendolo "un uomo non perbene". Se il Psoe dovesse subire l'umiliante sorpasso da parte di Podemos, potrebbe dimettersi e lasciare campo libero alla presidente dell'Andalusia Susanna Diaz, che è in relazioni più "civili" con il premier e potrebbe facilitare la formazione di una Grosse Koalition con il Pp. Per recuperare punti il Psoe sta giocando la carta del voto utile: Podemos non vincerà mai - è il concetto - quindi votare loro è come far vincere la destra.

Podemos - Nato meno di due anni fa da alcuni attivisti di sinistra legati al movimento degli indignados, ha stravolto il meccanismo tradizionale del bipolarismo, conquistando - fra gli altri - i municipi di Madrid, Barcellona e Saragozza. Il boom di un altro partito anti-casta, Ciudadanos, ha arrestato però la sua avanzata. Per i sondaggisti si troverà comunque testa a testa con il Psoe per il secondo posto. Vicino ideologicamente a Syriza di Alexis Tsipras, è guidato da un ambizioso professore universitario 37enne, Pablo Iglesias, che El Mundo definisce "discepolo di Machiavelli" per l'attenta pianificazione della conquista del potere.

Ciudadanos - Dalla Catalogna, dov'è stato fondato nel 2006, il piccolo partito (il nome significa "cittadini") ha iniziato a dilagare in tutta la Spagna. Se Podemos ambisce a sostituire il Psoe a sinistra, Ciudadanos si pone come forza alternativa al Pp, battendosi contro la corruzione endemica nel Palazzo. Punta molto sul carisma del suo leader, il 36enne Albert Rivera, l'astro nascente della politica spagnola, la cui popolarità individuale è alle stelle. Giovane, dall'aria sexy ma allo stesso tempo affidabile, potrebbe conquistare soprattutto l'elettorato femminile, che rappresenta i due terzi degli indecisi e sarà probabilmente decisivo nello spostare l'ago della bilancia.

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