Molti i profughi che hanno attraversato con mezzi di fortuna la lingua di mare che separa la Turchia dalla Grecia
Lesbo è l'isola greca diventata icona del dramma dei migranti, la "Lampedusa" dell'Egeo. Si trova ad una manciata di chilometri dalla Turchia. La sera è possibile vedere i lidi, da una sponda all'altra, e mezzo milione di profughi (la metà di coloro che scelgono la via della Grecia), l'ultimo anno, sono salpati dalla Turchia e hanno attraversato la lingua di mare con mezzi di fortuna.
Alcune centinaia non ce l'hanno fatta ma anche per molti di coloro che sono riusciti ad approdare nella prima frontiera d'Europa a disposizione il futuro non è stato così sereno. Il Campo Profughi Moria, che doveva servire da transito, oggi è sovraffollato (circa 2.500 ospiti provenienti soprattutto dalla Siria ma anche dall'Afghanistan, dall'Iraq e da altri Paesi), carico di tensioni, ed è di fatto una prigione a cielo aperto.
"Molte persone dormono all'aperto riparandosi con soli teli di plastica o cartoni. Ho incontrato un uomo che cercava disperatamente un alloggio per fare dormire la propria famiglia: arrivati il giorno prima, avevano passato la notte sdraiati sull'asfalto. Ho incontrato persone che si lamentavano di non aver ricevuto cibo e una madre che cercava dei pannolini per il suo bambino e ogni volta veniva respinta", denuncia il medico italiano Federica Zamatto, di Medici senza Frontiere, appena tornata da Lesbo.