Dopo il cessate il fuoco di qualche giorno fa il generale esce allo scoperto e minaccia, in diretta televisiva, il fallimento delle elezioni
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Se con il cessate il fuoco di qualche giorno fa le violenze a Tripoli si sono arrestate, non si può dire lo stesso per lo scontro politico. Il generale Khalifa Haftar - l'uomo che controlla la parte orientale del Paese e che vorrebbe ottenerne il pieno dominio - ha minacciato di marciare su Tripoli e di far fallire le elezioni. Haftar ha accusato Roma di proteggere i capi delle milizie della capitale libica. Gente, ha detto l’uomo forte della Cirenaica: "che galleggia grazie all’Italia e si considera nostro nemico".
Le accuse di Haftar all'Italia Il generale ha aspettato 12 giorni di violenti combattimenti a Tripoli tra milizie rivali prima di uscire allo scoperto con un discorso trasmesso dalla tv Hadath. Pronunciato davanti a una trentina di notabili tribali, Haftar ha minacciato la liberazione di Tripoli svelando di avere "contatti segreti con gran parte delle milizie di Misurata e Zintan" e che forze a lui legate "sono già presenti" nella capitale e sono pronte a prendere la città. Subito dopo, senza giri di parole, il generale ha accusato l'Italia di proteggere i capi delle milizie della capitale libica che "devono essere cacciati". "Non possiamo che chiedere ai comandanti delle milizie di Tripoli di lasciare (la Libia) e poi aiutarli, con il supporto delle ambasciate, a vivere lontano dai libici".
Il fallimento delle elezioni e il no alla Costituzione L'uomo più forte della Cirenaica ha affermato di essere "il primo a volere le elezioni", ma ha avvertito: "se non saranno eque l’esercito provvederà a farle abortire, ma se lo saranno – ha continuato – allora io sono vincolato all'accordo di Parigi". Il riferimento è all'intesa raggiunta, ma non sottoscritta, nella capitale francese nel maggio scorso, che ha individuato nel 10 dicembre la data delle elezioni. Il generale ha poi ribadito che non accetterà il progetto della nuova Costituzione che dovrebbe essere ratificata dal parlamento di Tobruk entro il 10 settembre.
Cosa sta succedendo in Libia A Tripoli si combatte dalla scorsa settimana, quando sono iniziati scontri molto violenti tra milizie rivali. Un accordo per il cessate il fuoco è stato raggiunto, qualche giorno fa, tra i rappresentanti dei gruppi che si fronteggiano nella capitale insieme alla mediazione delle Nazioni Unite. Tripoli è controllata dal primo ministro Fayez al Serraj, appoggiato dall'Onu e sostenuto dall'Italia. Nonostante il governo di Serraj sia quello riconosciuto dalla comunità internazionale, il primo ministro non può contare su un proprio esercito e può garantire sicurezza solo a fianco delle forze armate che gli sono fedeli. Gli scontri sono cominciati quando la capitale è stata attaccata da sud dal gruppo di milizie guidate dalla Settima brigata, forza alleata al principale avversario di Serraj: il generale Khalifa Haftar.