IN MANO AI TRAFFICANTI?

Libia, italiani rapiti: spunta la pista scafisti Media: "Li hanno portati nel deserto"

Forse sono stati presi in ostaggio per poter chiedere un riscatto altissimo utile a coprire le perdite causate dai maggiori controlli. Il Viminale: "Nessuna ipotesi esclusa, ma non si tratta con gli scafisti"

22 Lug 2015 - 20:02

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I 4 tecnici italiani rapiti mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, potrebbero essere nelle mani degli scafisti. E' questa una delle piste seguite dagli 007. L'ipotesi, tutta da verificare, è che i trafficanti abbiano cercato ostaggi per poter chiedere un altissimo riscatto. Il Viminale sottolinea però che "nessuna pista è esclusa, ciò che è escluso è che si tratti con gli scafisti".

Libia, italiani rapiti: spunta la pista scafisti Media: "Li hanno portati nel deserto"

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© ansa  | Gino Pollicardo
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"Portati nel deserto" - Il quotidiano online libico Akhbar Libia24 scrive che "i 4 italiani sarebbero stati portati in una zona desertica dove è facile trovare nascondigli. I rapitori hanno fatto scendere gli italiani dalla loro macchina e li hanno fatti salire in un'auto obbligandoli a lasciare i loro telefoni cellulari". Il sito aggiunge che "l'autista dell'auto degli italiani è stato legato e abbandonato nel deserto".

Nelle mani di gruppi attivi a Zuara - I nostri connazionali, scrive Il Corriere della Sera, potrebbero essere nelle mani dei gruppi attivi a Zuara. Il timore ora che possano essere ceduti ad altre bande, con il rischio di un aumento di riscatto a ogni passaggio oltre per la incolumità degli stessi ostaggi.

Ma questa, come si diceva, è soltanto una delle tante piste seguite dagli investigatori. Nessuno può ancora escludere che il rapimento sia stato motivato da ragioni politiche, forse i trafficanti di esseri umani potrebbero aver agito per rappresaglia contro la missione unilaterale che ha il compito di individuare le navi che salpano dalla Libia verso l'Europa.

Alfano: "Nessuna ipotesi esclusa" - C'e' poi chi ipotizza la pista o meglio lo spettro dei terroristi dell'Isis. Ma per il momento si tratta solo di scenari, come quello che puntava il dito contro il gruppo Geish al Qabila, l'Esercito delle tribù, milizie tribali contrapposte a Fajr Libya. Considerata la realtà frammentata della Libia, Paese diviso tra Tobruk e Tripoli, dove non esiste un unico interlocutore. Anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, del resto, spiega che "nessuno può dire se il rapimento possa essere attribuito" a una sorta di reazione per la lotta agli scafisti, anche se questa pista "non può essere esclusa". E il Viminale sottolinea che "nessuna pista è esclusa, l'unica cosa esclusa è che si tratti con gli scafisti".

E per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il rapimento è "una ferita aperta che speriamo si possa risolvere nel più breve tempo possibile", e ha garantito che l'impegno dell'Italia per la soluzione della vicenda è "molto forte". E comunque, per il capo dello Stato, "tutti sono nel mirino: è nel mirino qualunque paese che si batta per la tolleranza, la civiltà e il rispetto delle vite umane".

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