Nozze gay, gli irlandesi dicono "sì" Referendum segna una data storica
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In un'Irlanda ultra cattolica dove l'aborto è proibito, vincono i voti a favore per i matrimoni tra le persone dello stesso sesso. Affluenza altissima e tante persone tornate in patria dall'estero. Vince il sì con il 62,1%
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Gli irlandesi hanno detto "sì" alle nozze gay. Non è stato un plebiscito ma la vittoria è stata netta. L'affluenza è stata altissima, tanti elettori sono anche tornati appositamente dall'estero in patria per votare nello storico referendum e decidere se introdurre o meno i matrimoni tra omosessuali nella Repubblica. Il 62,1% ha votato "sì", i "no" sono il 37,9%. E' quanto emerge al termine dello spoglio in tutte le circoscrizioni.
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In un Paese ultra cattolico, dove tuttora l'aborto è proibito a meno che la mamma non sia in pericolo di vita, ha vinto l'onda "arcobaleno".
Elevata affluenza - E' stata registrata un'elevata affluenza in particolare a Dublino, con alcune zone della capitale che intorno alle 17 superavano il 40%, e più bassa in quelle rurali, segno, secondo gli esperti, che la parte dell'elettorato più aperta al cambiamento e quindi al "sì" è andata in forze alle urne. Si tratta di un appuntamento storico, come ha sottolineato anche il New York Times.
Fino a due decenni fa l'omosessualità era reato - Solo fino a due decenni fa nel Paese l'omosessualità era ancora considerata un reato. Poi in tempi rapidi è cambiato tutto. Nel 2010 sono state introdotte le unioni civili fra persone dello stesso sesso e ora gli irlandesi sono i primi al mondo a tenere un referendum per decidere sull'introduzione delle nozze gay. Questo potrebbe spingere anche altri Paesi, soprattutto quelli più tradizionalisti, a rivedere la loro politica in materia.
Movimento internazionale per il "sì" - Di sicuro in queste ore ha preso forma una sorta di movimento internazionale, fatto di migliaia di "expat", immigrati, in gran parte favorevoli alle nozze gay, che sono rimpatriati da tutto il mondo, perfino dall'Australia, dal Canada e dagli Usa, appositamente per votare. Hanno risposto alla campagna lanciata su Twitter con l'hashtag ''HomeToVote''. Fra i casi più eclatanti, quello di Cormac O'Sullivan, 34enne operatore umanitario, che è volato da Nairobi per tornare nella sua Cork. ''L'eguaglianza per le persone di ogni orientamento sessuale e' sempre stata difesa dalla mia famiglia. Mia madre e mio padre parteciparono al primo Gay Pride a Cork negli anni Ottanta'', ha detto.
Il referendum ha diviso il Paese - Il referendum però ha innescato uno scontro, in parte generazionale, tra giovani più aperti al cambiamento e anziani più legati alla tradizione, con anche ripercussioni di tipo religioso. La stessa chiesa cattolica, la cui influenza si è ridotta in Irlanda, non è stata del tutto unita. I vescovi hanno detto ai cittadini di votare rispettando i principi morali a difesa della famiglia tradizionale, ma ci sono preti e suore "ribelli" che invece sono a favore di un'apertura. Il fronte del "no" è guidato da una serie di gruppi conservatori e di ispirazione cristiana.