Tragedia della montagna in Svizzera: morti cinque alpinisti italiani
© sito-ufficiale | Mario Castiglioni
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Dopo aver smarrito la strada, il gruppo ha tentato di passare la notte all'addiaccio: era a cinque minuti di sci dal rifugio che lo avrebbe messo in salvo
© tgcom24
Sono sei le vittime, di cui cinque italiane, della tragedia consumatasi lunedì sulle Alpi svizzere tra la Pigne d'Arolla e il Mont Collon. Oltre alla guida alpina Mario Castiglioni, di 59 anni, comasco ma residente in Svizzera, altre tre vittime sono bolzanine. La sesta è invece la moglie di Castiglioni, Kalina Damyanova, 52enne originaria della Bulgaria, morta in ospedale martedì mattina. Tra i feriti gravi c'è anche un'italiana di 43 anni.
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La dinamica della tragedia - E' stata la guida Mario Castiglioni a morire per prima, precipitando dalle rocce mentre cercava di ritrovare la strada per il rifugio de Vignettes dopo che il gruppo è stato sorpreso da una bufera. Gli altri scialpinisti, 13 in tutto, senza punti di riferimento, hanno passato la notte a poche centinaia di metri dalla struttura che li avrebbe messi in salvo, "a cinque minuti con gli sci". Lo riporta il sito del quotidiano svizzero Le Nouvelliste, ricostruendo la dinamica dell'incidente. Nella notte tra domenica e lunedì sulle Alpi Svizzere le temperature sono scese fino a -5 gradi e il vento soffiava fino a 79 km/h.
L'operazione di salvataggio è partita dopo l'allarme lanciato dal gestore del rifugio verso le 6.30. Sette gli elicotteri impiegati. Verso le 12.30 tutti gli alpinisti sono arrivati negli ospedali del Canton Vallese, Berna e Losanna.
Le altre vittime italiane - Le vittime italiane di cui si conosono le generalità sono Elisabetta Paolucci di 44 anni, insegnante, Marcello Alberti, commercialista di 53 anni e di sua moglie Gabriella Bernardi, responsabile risorse umana alla Thun, di 52.
Rimangono ricoverati in alcuni ospedali della zona tre feriti considerati critici, di cui solo uno "lotta tra la vita e la morte", ha riferito il portavoce della polizia cantonale Markus Rieder, precisando che non si tratta di un italiano. Sono stati portati in ospedale per ipotermia in condizioni non gravi tre francesi (due uomini e una donna di 58, 57 e 55 anni), una tedesca di 48 anni e un italiano di 50, l'architetto Tommaso Piccioli, già dimesso.
Un sopravvissuto: vivo grazie alla mia esperienza - "Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall'ospedale": a parlare è Tommaso Piccioli uno dei partecipanti alla spedizione finita in tragedia sulle alpi svizzere nella haute route Chamonix-Zermatt, dove sono morti 5 italiani, inclusi i suoi tre amici di Bolzano. Alla famiglia ha telefonato ieri. "Mi ha detto 'sto bene' - racconta il papà Stefano, anche lui architetto -. Sono all'ospedale. E' successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza".
Valanga sulle Alpi svizzere: un morto e un ferito - Oltre alla tragedia che ha visto morire i cinque italiani, nella giornata di lunedì sulle Alpi svizzere se ne è registrata una seconda. Un francese di 49 anni è stato infatti travolto da una valanga ed è deceduto in serata all'ospedale di Berna. Con lui anche una donna, che è uscita autonomamente dalla massa nevosa, dando l'allarme. L'incidente è accaduto durante la salita del Feechopf, 3.888 metri nel Vallese.