I promotori dell'iniziativa, appoggiati partito della destra più radicale e nazionalista, vorrebbero maggiore concorrenza sul mercato dei media
Il prossimo 4 marzo si voterà in Svizzera su un'iniziativa che, già da mesi, infiamma l'opinione pubblica elvetica. Si tratta del referendum "No billag", una proposta con la quale si vorrebbe abolire il canone radiotelevisivo. Il primo sondaggio del 2018, condotto da Tamedia, vedrebbe in vantaggio, al 59%, il fronte del "no" che si oppone alla proposta e che quindi vorrebbe mantenere il canone così com'è. I favorevoli all'abolizione, il fronte del "sì", si attesterebbe invece al 40%. Il nuovo anno ha invertito la tendenza che vedeva, nel 2017, in vantaggio il "sì". In Ticino, secondo i dati pubblicati, sarebbe in testa il "no" (58%).
Il sondaggio è stato realizzato on line il 15 gennaio scorso. Vi hanno partecipato 15.197 persone originarie delle tre regioni linguistiche. Attualmente il canone radio-tv ammonta a 451,10 franchi svizzeri, pari a 414 euro.
I promotori dell'iniziativa, appoggiati dagli elettori dell'Udc - partito della destra più radicale e nazionalista - vorrebbero abolire il canone perché limitativo della concorrenza sul mercato dei media. Governo e parlamento svizzeri invitano invece a bocciare il cosiddetto "No-Billag" perchè uno smantellamento del servizio pubblico radiotelevisivo "nuoce alla qualità e alla pluralità dei media in Svizzera e favorisce l`espansione sul mercato di gruppi stranieri". A subirne le conseguenze più gravi sarebbero soprattutto le radiotelevisioni della Svizzera italiana e della Svizzera francese, che non avrebbero più i mezzi finanziari per sopravvivere.