Il neo designato: "Smantellerò l'accordo con l'Iran". Il segretario alla Giustizia sarà il senatore Jeff Sessions
Il repubblicano Mike Pompeo, membro della Camera dei rappresentanti, sarà il prossimo direttore della Cia. Lo riferisce l'entourage del presidente Usa eletto Donald Trump. Il senatore dell'Alabama Jeff Sessions prenderà il posto di segretario alla Giustizia, mentre il generale in pensione Michael Flynn sarà consigliere per la sicurezza nazionale.
Pompeo: "Smantellerò l'accordo con l'Iran" - "Non vedo l'ora di smantellare questo accordo disastroso con il più grande Stato sponsor del terrorismo del mondo". E' l'ultimo tweet pubblicato da Mike Pompeo prima della nomina. Membro a vita della National Rifle Association, è stato tra i più convinti oppositori all'Obamacare ed è contrario alla chiusura di Guantanamo. Pompeo è inoltre noto per essere stato tra i sostenitori del programma di sorveglianza dell'Nsa rivelato da Edward Snowden.
Chi è Michael Flynn - A febbraio, il generale Michael Flynn ha scritto su Twitter che "la paura nei confronti dei musulmani è razionale". Una frase che non stupisce, visto che è stato costretto a lasciare la guida della Defense Intelligence Agency, nel 2014, perché era l'unico a considerare gli Stati Uniti meno al sicuro di quanto fossero prima degli attacchi dell'11 settembre, e che è convinto che la sharia (la legge islamica) si stia diffondendo negli Stati Uniti. Come consigliere, secondo il New York Times, avrebbe convinto Trump che gli Usa sono coinvolti in una "guerra mondiale" contro i militanti islamici. Il generale non avrebbe ancora accettato l'incarico, per cui non serve il via libera del Senato.
Si sono già alzate voci critiche, tra cui quella dello Human Right Watch, secondo cui Flynn avrebbe mostrato "un profondo disprezzo per i diritti umani e le leggi di guerra". I dubbi sulla sua figura, però, sono anche di altro tipo: secondo il reporter Michael Isikoff, Flynn avrebbe cominciato a ricevere informazioni classificate relative alla sicurezza nazionale statunitense la scorsa estate, come membro della squadra di Trump, continuando a gestire la propria società di consulenza, la Flynn Intel Group, con cui offre servizi d'intelligence a clienti stranieri. Tra questi, ci sarebbe stata anche un'azienda di un facoltoso uomo d'affari turco, molto vicino al presidente Recep Tayyip Erdogan.
Chi è Jeff Sessions - Il senatore dell'Alabama Jeff Sessions sarà il nuovo "attorney general" degli Stati Uniti. Sessions, 69 anni, ex procuratore generale dell'Alabama e procuratore federale, è noto per le sue posizioni oltranziste. Politico lo definisce "tra i più conservatori al Congresso, con dure posizioni sulle questioni dell'immigrazione e sulle politiche fiscali, ma generalmente benvoluto tra i suoi colleghi del partito repubblicano". Aggiunge che era stato il primo a esprimere sostegno a Trump al Senato.
Varie sue dure affermazioni in materia di immigrazione si sono molto avvicinate a quelle di Trump. Sessions si oppone a ogni possibilità di cittadinanza per gli immigrati senza documenti ed è sostenitore della costruzione di un muro al confine con il Messico. Veterano dell'esercito, Sessions è un membro di alto rango della Commissione servizi armati del Senato e presidente della Sottocommissione forze strategiche. Dopo vent'anni al Congresso, potrebbe trovare opposizione per la conferma al Senato.
Polemiche legate al razzismo - E' facile capire dunque come Sessions sia bersaglio di accese polemiche riguardanti una sua presunta "vena razzista". In diverse testimonianze davanti alla commissione alcuni colleghi dissero che definì la National association for the advancement of the colored people, la Southern Christian Leadership Conference, e altri autorevoli gruppi che si battono per i diritti delle minoranze come "anti-americani" e "ispirati dal comunismo".
Un giudice federale afroamericano, invece, ha sostenuto di aver sentito Sessions dire che il Ku Klux Klan era ok "fino a quando non ho scoperto che fumavano marijuana". Sessions ha sempre detto che si trattava di una battuta, anche se la frase è stata pronunciata nel corso di una indagine su un caso di omicidio legato al KKK.