Marchionne annuncia 8 nuove Alfa ma nessuna Lancia: Il brand non tira all'estero. Eppure la Delta HF integrale vinse 11 mondiali rally
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Tanto tuonò che piovve. È questo l’adagio che rappresenta meglio il “dramma” industriale di Lancia e quello passionale di tanti lancisti. Perché le avvisaglie della “morte” di Lancia si rincorrono da anni, da quando si rinunciò a produrre un’ammiraglia dopo la poco fortunata Kappa; da quando le novità Musa e Phedra gemmavano da cloni di modelli Fiat; da quando è stata chiusa Termini Imerese che produceva la Y.
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E così scompare un marchio che ha fatto la storia dell’automobile italiana e di cui il gruppo Fiat celebrò con fierezza, nel 2006, il centenario della fondazione. Oggi quello stesso gruppo Fiat è muto nei suoi siti web ufficiali sul destino di Lancia. Addirittura www.lanciapress.com è fermo al 22 ottobre come comunicati e nelle 23 pagine della trimestrale annunciata ieri non c’è un solo cenno alla sorte di Lancia, la cui fine è stata “dettata” a voce ai sindacati. Eppure il gruppo Fiat-Chrysler chiuderà il 2012 con 3,8 miliardi di euro di utili dalla gestione ordinaria, 1,2 miliardi di utile netto! Ha una liquidità enorme e linee di credito per 20 miliardi ancora inutilizzate. “Perché?” si chiedono allora i lancisti e non solo loro.
Certo oggi Lancia vende poco, solo la nuova Y prodotta in Polonia (dove prima veniva assemblata la Panda) regge i volumi di vendita. Ma solo gli ottimisti più ostinati e sordi ai consigli potevano pensare di vendere bene come Lancia modelli americani di berlinone e cabriolet a benzina. Alla fine Lancia è stata assorbita completamente dall’“amico americano”, e proprio come nel film di Wenders tratto da un romanzo di Patricia Highsmith, c’è di mezzo un delitto. Quello di Lancia, nata nel 1906 per volontà di Vincenzo Lancia, che amava le auto di charme e quelle sportive, che con la Stratos ha vinto tre mondiali Rally consecutivi (1974, 1975, 1976) e negli anni 80 con la Delta HF Integrale 6 mondiali marche e 5 piloti, con un palmares imbattibile di 46 vittorie in 66 prove del Mondiale Rally.
Un delitto con un colpevole certo quello di Lancia. Le affermazioni di ieri che lasciavano intendere la fine del marchio valgono assai più di qualsiasi piano industriale scritto e firmato. E più di qualsiasi smentita come di recente, sempre più spesso, sta facendo Fiat: contro i giornali che avevano anticipato le “sorprese” del 30 ottobre (“Il Messaggero” e “Il Mattino”), contro il governatore della Puglia Vendola per alcune dichiarazioni sui 145 operai Fiom ancora non in servizio a Pomigliano d’Arco, persino contro Mitt Romney che ha accusato Fiat di voler portare la produzione delle Jeep in Cina. E allora forse c’è da sperare in una smentita contro le “voci” della fine di Lancia.