La "fuga" in Portogallo, dopo la prima condanna, l'arresto, il carcere, la comunità di Don Mazzi e infine la tanto attesa libertà. Gli ultimi tre anni e mezzo di Fabrizio Corona si possono riassumere così, ma dietro c'è molto di più. E l'ex re dei paparazzi prova a raccontarlo nella sua prima intervista al settimanale Chi, una "deroga" speciale alla restrizione di rilasciare dichiarazioni e di usare i social, che gli ha imposto il Tribunale:"In galera mi è successo di tutto. L’inimmaginabile. Non è stata una semplice detenzione"...
Corona può finalmente parlare... ma non di tutto. I denti persi in cella dopo essere stato picchiato? "Andiamo avanti..." dice, e con NIna Moric come vanno le cose? "Preferisco non parlarne...", perché ci sono cose che sembra non voler nemmeno ricordare: "Nessuno può capire che cos’è il carcere se non lo ha vissuto pienamente e duramente. Non era una semplice custodia cautelare la mia. Era una condanna definitiva. In totale quattordici anni e due mesi. Ero un detenuto sorvegliato in modo speciale per via della mia popolarità. Da quando sono uscito dal carcere, non ho mai raccontato la mia vita tra le sbarre. Provo vergogna, mi fa male, il ricordo lacera la mente e il cuore. Lo fa sanguinare. Di notte però capita spesso di svegliarmi all’improvviso e di non credere che sia finita. Posso solo dirle che in galera mi è successo di tutto. L’inimmaginabile. Non è stata una semplice detenzione."
Il suo racconto parte dall’arresto, dopo la fuga in Portogallo, perché "non volevo che la mia vita finisse in galera. Ho cercato una soluzione. Volevo salvarmi. Follia pura. Avevo paura". E poi la detenzione: data d'inizio il 25 gennaio 2013, prima a Busto Arsizio, poi a Opera. Reparto Alta Sicurezza. "I primi due anni li ho trascorsi chiuso in cella. Ventidue ore al giorno in una cella di tre metri quadrati. Ho imparato il codice penale a memoria... Non ho mai accettato con me stesso il fatto di essere un detenuto. Mi guardavo dall’esterno e non mi consideravo tale. Ho evitato tutto, ho evitato la vita comune nella galera. Mi sono creato un mondo parallelo, fatto di libri, quotidiani, tv, palestra in cella e la mia inseparabile radiolina". In carcere ci avrebbe dovuto passare quattordici anni, ma è uscito prima, esattamente il 18 giugno del 2015, quasi un anno fa ormai. "La prima cosa che ho fatto una volta libero? Mi sono fermato in autostrada, ho guardato il cielo e ho vomitato. Poi mi sono fatto una scopata".
Libero per "ragioni di salute", dalla sua tossicodipendenza da alcool, droga, sesso e denaro, ai disturbi narcisistici della personalità. Ma libero. "Quattordici anni di detenzione? No, non avrei resistito. Fisico e mente mi avrebbero lasciato. Tragga lei il significato di queste dure ma vere parole".
E adesso sembra "rigare" dritto. In quasi un anno di ritrovata libertà ha creato un brand di abbigliamento, ha tenuto lezioni di management, ha sfilato in passerella, si è fidanzato e “sfidanzato” (con Silvia Provvedi, del duo Le Donatella) e ha cercato di recuperare il tempo perduto con Carlos, suo figlio: "L'ho visto dopo oltre un anno di carcere. Lo ha portato quella santa donna di mia madre Gabriella. Emozione fortissima. L’ho lasciato bambino, l’ho trovato un ometto. Mi ha stretto forte. E mi ha dato la forza di andare avanti. “Papà, ci sono io qui per te”. Aveva capito tutto. Per la prima volta mi sono sentito io figlio, lui padre. Per la prima volta non ero più solo al mondo"...
Solo in realtà non lo è mai stato, un gruppo ristretto di persone, tra cui sua madre, la sua collaboratrice, il suo avvocato, non lo hanno mai abbandonato. E in qualche modo anche suo padre Vittorio, scomparso nel 2007 dopo una lunga malattia: "Ho sognato mio padre Vittorio quasi tutte le notti. Era con me. Mi proteggeva. Era come se fosse lì. Mi ha salvato, sostenuto, dato forza una forza inspiegabile. Lui c’era. Andarlo a trovare al cimitero? No. Mai. Per pudore, per vergogna, per averlo deluso". E di delusioni ne ha causate tante a tante persone, adesso però è tutto nelle sue mani, riscattarsi e recuperare è possibile. Anche per Fabrizio Corona.