Piccole pesti

Bambini: sotto i ricci… niente capricci

Come gestire le intemperanze dei piccoli

21 Feb 2012 - 17:52
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Al supermercato, a tavola in famiglia o, ancora peggio, in presenza di altre persone: come comportarsi quando i nostri bambini si lasciano andare a terribili bordate di capricci? Se non possiamo invocare l'intervento di una fata e non abbiamo sottomano la Tata Lucia della tv, ci sono alcune strategie da mettere in atto senza indugio, per non diventare schiavi dei nostri figli e per non esporci a momenti di terribile imbarazzo in un contesto sociale.  

Innanzi tutto, come spiega il dottor Giuseppe Di Mauro, pediatra e Presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale  (SIPPS) bisogna evitare di preoccuparsi troppo: spesso i genitori temono che i capricci siano il segnale che annuncia un carattere violento da parte del bambino o la dimostrazione di non essere all’altezza del proprio ruolo di mamma o papà. E invece, spiega il medico,  “i primi “no” sono una manifestazione tipica e naturale di quasi tutti i bambini tra i due/tre anni, a volte anche a partire dai 12 mesi che, forti di una maggiore autonomia acquisita, iniziano a mettere alla prova se stessi e gli altri. E' però necessario stabilire alcune poche e semplici regole sulla quali non bisogna assolutamente cedere.”   

L'età dei capricci inizia di solito verso i due anni: in media un bambino su cinque li fa almeno due volte al giorno. Non si può invece parlare di capricci prima dei 5-6 mesi d’età. In ogni caso, ecco come comportarsi.
1 - Mai assecondare il piccolo e cedere a tutte le sue pretese. Un esempio tipico è quello delle mamme che hanno ripreso da poco il lavoro o dei papà che sentendosi in colpa per l’assenza, tendono a concedere tutto al piccolo. Invece, contrariamente a quello che si pensa, tenere in braccio un bimbo non è un comportamento che induce al vizio. 
2 – Non essere troppo permissivi. Il bambino viziato avrà dei problemi, specialmente nell’età scolastica: sarà poco accettato dai  coetanei, perché troppo egocentrico e arrogante, sarà mal sopportato dagli insegnanti perché insistente e poco docile, con conseguenze sul rendimento scolastico e sulla socialità. Il bambino viziato rischia di essere un adulto infelice e poco motivato. 
3 – Stabilire poche e semplici regole che vanno impostate fin da piccoli: per esempio, stare nel seggiolino in auto, non picchiare gli altri bambini, andare a dormire e alzarsi dal letto all’ora giusta… Su queste siate intransigenti, non c’è motivo di discuterle. 
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4 - Se il bambino piange fate attenzione a distinguere tra necessità e desideri. Il bambino piange per necessità se ha dolore, fame, paura, sonno, o se è sporco; se piange perché desidera qualcosa potete decidere di accontentarlo oppure no; se piange per capricci la cosa migliore è ignorarlo.
5 - Se il bambino sbatte le porte, grida o si butta terra: sono atteggiamenti che mirano ad attirare l’attenzione degli adulti e per ricevere qualcosa. Non bisogna mai cedere, semmai coccolate il piccolo per aiutarlo a superare la frustrazione per il vostro no.
6 – Non cercare di spiegare sempre il motivo di un no. Non bisogna pretendere un rapporto paritario col proprio bambino finché non è diventato adulto. All’età di due anni, parlare di regole è prematuro, si può iniziare a 4-5 anni a spiegare cosa è la disciplina. Verso i 14 si può iniziare a stabilire insieme a lui norme e punizioni. 
7 – Insegnare al bambino a giocare da solo e ad aspettare – Si può cominciare già verso un anno di età, per 15-20 minuti. Il piccolo deve imparare gradualmente a non avere immediata gratificazione per tutto quello che chiede. Non sentitevi in colpa se aspetta mentre cucinate o parlate al telefono: l’attesa infatti aiuta a rafforzare la crescita. Infine, evitate di stare continuamente con lui, rinunciando ai vostri spazi.
8 – I castighi: fino a tre anni basta un rimprovero verbale e la strategia di spostare l'attenzione del bambino su un oggetto diverso o su un'attività consentita. Dai tre anni si può mandare il piccolo in camera sua, rimandare un premio o privare il bimbo di un oggetto o di un'attività gradita. Dai cinque anni si può cominciare a negoziare o a discutere insieme, procedure che diventano centrali intorno ai dodici anni.
9 – Mai ricorrere alla violenza e non dimenticare di gratificare
ogni tanto i propri figli, perché non c'è niente di più triste di un genitore che dice sempre no.

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