A Palazzo Madama 235 sì e 70 no, Berlusconi evita la rottura in extremis. Fiducia anche alla Camera. Nella notte due vertici separati: i big del Pdl e i dissidenti. Moody's: "Niente obiettivo deficit 3% per 2013"
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Il Senato e la Camera confermano la fiducia al governo Letta. Il premier Letta ha ricevuto il via libera dopo aver presentato la sua proposta: "L'Italia è a un bivio". A sorpresa il Pdl vota la fiducia: ad annunciarlo è stato lo stesso Berlusconi tra conferme e smentite. Ma il partito scivola nel caos: i dissidenti, infatti, potrebbero formare un nuovo gruppo. Napolitano: "Ora basta gioco al massacro" contro il governo.
Premier: "Giornata storica" - Tra le 12, quando Sandro Bondi scandisce in Aula "fallirete", e le 13,30, quando Silvio Berlusconi si arrende e, con un sorriso tirato, annuncia il sì al governo, e' racchiuso tutto il senso di una giornata che, senza enfasi, il premier Enrico Letta definirà storica. Per la prima volta, infatti, Berlusconi è costretto a "cedere" e vince la linea di imposta da Angelino Alfano. Una rivoluzione politica che rafforza il governo perché, chiarisce Letta, la "maggioranza politica varrà più di quella numerica".
Doppia fiducia - Il governo incassa la fiducia sia al Senato (235 sì, 70 no) sia alla Camera (435 sì, 162 no). La giornata segna la spaccatura, ai limiti dell'implosione, di un partito, il Pdl, e al tempo stesso rilancia l'azione del governo delle larghe intese, limitato e ostacolato da veti e ultimatum dei partiti di maggioranza. Letta non si fa sfuggire l'occasione per affondare il colpo: "Ora basta con i ricatti, tanto si è dimostrato che il governo non casca". Quando Berlusocni arriva al Senato lascia spazio a retromarce: "Sentiamo Letta e decidiamo". Nel suo intervento a Palazzo Madama, in realtà, il premier non lascia molto spazio ad aperture: "L'Italia corre un rischio fatale, dipende da noi sventarlo", avverte Letta che però chiarisce che qualsiasi voto per il governo non prevede baratti. "La vita del governo va distinta dalla vicenda giudiziaria di Berlusconi".
Letta non arretra - Il premier non arretra di un millimetro, forte delle 23 firme in calce alla mozione dei dissidenti del Pdl a suo sostegno. Alfano ha fatto i conti e in aula li mostra al premier: 25 senatori voteranno la fiducia, 24 sono per l'uscita dall'aula, 32 si esprimeranno per la sfiducia. Gli stessi numeri, seduto sul suo scranno, ha Berlusconi.
Colpo di scena - Il leader del Pdl fa decidere il gruppo che vota all'unanimità contro il governo. Ma poco dopo è direttamente Silvio Berlusconi ad annunciare il colpo di scena, prendendo la parola in Aula: "Ho deciso sì per il paese ma non senza travaglio". I senatori restano a bocca aperta, Enrico Letta si gira verso Alfano: "E' un grande", scuote la testa sorridendo. Chi non la prende affatto bene sono i due senatori Pdl, Vincenzo D'Anna e Lucio Barani, che si dissociano dalla decisione. E Sandro Bondi, sconfessato in diretta televisiva: "Zanda fa bene a trattarci con un tale disprezzo. Io sono una persona perbene e non mi unisco a una tale compagnia".
Scissione sì o no? - Ancora non è chiaro se Angelino Alfano e i dissidenti di Camera e Senato andranno fino in fondo, sancendo con gruppi autonomi la scissione del Pdl o se, dopo la vittoria, i dissidenti puntano a prendersi tutto il partito.
Epifani: "No al logoramento" - Il Pd non vuole ignorare il dato politico, puntando ad avere più voce ora nella maggioranza: "No al logoramento, no al tira e molla, no al ricatto e all'instabilità", avverte il segretario Pd Guglielmo Epifani.
Colle: basta gioco al massacro - "L'essenziale è che il governo ha superato la prova". E' quanto scritto in una nota diffusa dal Quirinale. Per il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l'esecutivo Letta ha vinto "la sfida innanzitutto per la serietà e la fermezza dell'impostazione sostenuta dal Presidente del Consiglio dinanzi alle Camere. In quanto alla prospettiva che si apre in uno scenario politico in via di mutamento, chiaramente il Presidente del Consiglio e il governo non potranno tollerare che si riapra un quotidiano gioco al massacro nei loro confronti".
Formigoni: ora dissidenti più di 70 - "Siamo partiti con 25 persone al Senato e 25 deputati. Ora siamo più di 70". Lo ha detto il senatore del Pdl, Roberto Formigoni, entrando nella riunione di dissidenti del Pdl. "La mia stima e amicizia con Berlusconi restano intatte - ha aggiunto - e la sua leadership non è messa in discussione.
Pdl, nella notte due vertici separati - Nella notte si è tenuto a palazzo Grazioli una riunione tra Berlusconi e diversi big del Pdl. A via del Plebiscito presenti Raffaele Fitto, Saverio Romano, Mara Carfagna e Renata Polverini. Anche i "dissidenti" si sono riuniti: Angelino Alfano, Gaetano Quagliariello, Maurizio Lupi e Beatrice Lorenzin hanno incontrato deputati e senatori tra quelli che si sono detti disponibili a formare nuovi gruppi parlamentari a sostegno del governo Letta.
Ministri Pdl, attesa per conferenza stampa - I ministri del Pdl hanno previsto di fare una conferenza stampa, probabilmente a palazzo Chigi, per spiegare le ragioni del dissenso. Nel corso della riunione tra i dissidenti del Pdl si sarebbe deciso anche di mettere a punto un documento politico che verrà reso noto nei prossimi giorni.
Moody's: pesa governo fragile - "Le turbolenze politiche dell'ultima settimana mettono in evidenza la fragilità del governo, che può ritardare le riforme fiscali e strutturali". Lo afferma in una nota Moody's. Questi ritardi, secondo l'agenzia di rating, "mettono a rischio la ripresa economica del Paese. L'Italia non centrerà il target europeo di un deficit del 3% del Pil nel 2013".