Dall'emendamento al ddl sparisce l'obbligo di aprire partita Iva in Italia per i colossi di internet. Ritirata anche la Tobin tax. Via libera a aumento imposta bollo e incentivi call center
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Viene riformulata la web tax, meglio nota anche come Google tax, contestata dal leader del Pd, Matteo Renzi. Dall'emendamento al ddl stabilità sparisce l'obbligo di aprire partita Iva in Italia per i colossi di internet che effettuano commercio elettronico, mentre rimane per gli spazi pubblicitari e il diritto d'autore. Con il mandato affidato al relatore, il testo passa ora alla Camera.
Non solo la Google tax, ma modifiche all'emendamento sono intervenute anche alla Tobin Tax. Il governo si è impegnato a riferire in Commissione Bilancio entro gennaio e ad affrontare il tema durante il semestre italiano di presidenza Ue.
Ritirato emendamento su bonus mobili - Il relatore alla legge ha anche ritirato l'emendamento che permetteva detrazioni per spese per l'acquisto di mobili anche superiori alle spese per ristrutturazioni. L'emendamento, visto da alcune parti come un 'favore' ad uno specifico settore, aveva sollevato vivaci critiche in Commissione Bilancio.
Via libera a aumento imposta bollo e incentivi call center - Via libera, invece, della Commissione Bilancio della Camera agli emendamentiche prevedono, tra le misure, l'aumento dell' imposta di bollo per i depositi titoli delle imprese, incentivi alla stabilizzazione dei precari dei call center, 50 milioni per i contratti di solidarietà ed altri 55 milioni in 3 anni per un fondo per le politiche attive del lavoro. Prima dell' abbandono da parte di Forza Italia e Cinque Stelle, la Commissione bilancio ha approvato anche il sostegno all'emittenza radiotelevisiva. I due gruppi hanno contestano i contenuti e le modalità di approvazione di una norma che, affermano il M5S, "salva Sorgenia e De Benedetti dal pagamento di oneri di urbanizzazione disposti da due sentenze del Tar".
Rischio stangata sulla prima casa - Non è invece ancora risolta la questione dell'Imu, con il presidente dell'associazione dei Comuni, Piero Fassino, che denuncia come "dalle nostre casse manca un miliardo e mezzo di euro", che è come dire che il gettito della nuova tassa sulla casa che partirà il 1° gennaio non assicura le risorse necessarie agli enti locali. E, come se non bastasse, il nuovo balzello (che ora, dopo essersi chiamata Ici, Imu, Service Tax, Trise - contenente Tasi e Tari - e Tuc, si chiama Iuc) prevede che siano molto inferiori gli importi delle detrazioni per le famiglie con figli a carico: dai 200+50 euro delle vecchie tasse a 25 euro.