LA DECISIONE DI GRASSO

Berlusconi e caso De Gregorio, Grasso: "Il Senato si costituirà parte civile"

Il presidente "ribalta" il parere del Consiglio di presidenza. "Ne va - ha spiegato - della dignità delle istituzioni". Il leader di FI è tra gli imputati nel processo sulla compravendita dei senatori che inizierà l'11 febbraio

05 Feb 2014 - 23:31
 © ansa

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Il Senato si costituirà parte civile nel processo sulla compravendita dei senatori che vede imputati Silvio Berlusconi, Sergio De Gregorio e Valter Lavitola. Lo ha deciso il presidente Piero Grasso, nonostante il Consiglio di presidenza avesse dato parere negativo. I voti contrari erano stati dieci (FI, Ncd, Sc, Ppi, Gal e Lega) mentre quelli a favore otto (Pd, Sel, M5S e Gruppo Autonomie), ma la decisione finale spettava proprio a Grasso.

Senato parte civile contro parlamentare: prima volta - Grasso, dopo aver ascoltato i diversi orientamenti espressi dai componenti del Consiglio di presidenza, ha dato incarico all'Avvocatura dello Stato di rappresentare il Senato della Repubblica quale parte civile nel processo sulla "compravendita di senatori" che inizierà l'11 febbraio presso il Tribunale di Napoli. E' la prima volta nella storia della Repubblica che Palazzo Madama prende parte con questo ruolo in un procedimento contro un parlamentare.

"Dovere morale, ne va della dignità delle istituzioni" - Il presidente ha ritenuto che l'identificazione, prima da parte del pubblico ministero, poi del giudice, del Senato della Repubblica italiana quale "persona offesa" di fatti asseritamente avvenuti all'interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell'Istituzione, ponga un ineludibile dovere morale di partecipazione all'accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento.

Ribaltato il parere del Consiglio di presidenza - La senatrice di Scelta Civica, Linda Lanzillotta, e l'esponente del Partito Popolare per l'Italia, Antonio De Poli, aveano deciso di esprimersi insieme a Forza Italia, Gal, Ncd e Lega contro la costituzione di parte civile del Senato nel processo sulla compravendita dei senatori in cui è coinvolto Silvio Berlusconi.

Avevano dato invece parere positivo alla costituzione di parte civile i componenti del Consiglio di presidenza del Senato del centrosinistra: Alessia Petraglia (Sel), cinque senatori del Pd (Valeria Fedeli, Silvana Amati, Maria Rosa Di Giorgi, Angelica Saggese e Luciano Pizzetti), Laura Bottici (M5S) e Hans Berger (Gruppo Autonomie). Per un totale di 8 senatori.

Aveano detto no, oltre alla Lanzillotta e a De Poli, anche quattro esponenti di Forza Italia (Maurizio Gasparri, Lucio Malan, Alessandra Mussolini e Maria Elisabetta Alberti Casellati), Lucio Barani (Gal), Antonio Gentile (Ncd) e due senatori della Lega (Roberto Calderoli e Giacomo Stucchi). Per un totale di 10.

Gasparri: "Grasso ci ha calpestati" - "La decisione del presidente Grasso è sconcertante e rappresenta un gravissimo vulnus. Ha calpestato e ignorato l'orientamento del Consiglio di presidenza con una scelta istituzionale scorretta e con un atteggiamento anche offensivo nei confronti di chi fa parte dell'organo di vertice del Senato. Questa sua decisione gravissima, lesiva di regole istituzionali e rapporti politici e personali non potrà restare priva di conseguenze". Così Maurizio Gasparri (FI), vicepresidente del Senato e componente del Consiglio di presidenza.

Brunetta: "Grasso tradisce suoi doveri" - "Avevamo riposto male le nostre speranze. Nella scelta del presidente Grasso si percepisce la forza irresistibile di un richiamo della foresta. Così ha obbedito alla sua vecchia appartenenza all'ordine giudiziario fattosi onnipotente, tradendo il dovere di alta rappresentanza della sovranità popolare che la seconda carica dello Stato dovrebbe manifestare nelle sue scelte. Scegliendo di costituire il Senato come parte civile nel processo contro Berlusconi, il presidente Grasso recita l'ennesima parte incivile nella tragedia del colpo di Stato consumato in Parlamento con l'estromissione del leader dei moderati". Lo dice il capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta.

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