"BASTA CON LA CULTURA DEL SOSPETTO"

Bagnasco: coesione contro tensioni

"Dobbiamo essere tutti più positivi"

01 Gen 2012 - 18:34
 © LaPresse

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Serve una maggiore coesione per evitare le tensioni sociali. L'appello viene dal cardinale Angelo Bagnasco a margine dell'incontro con la Comunità di Sant'Egidio, in occasione della Giornata mondiale della pace. "Spero - ha detto - che le tensioni non si coagulino. Dobbiamo essere tutti più positivi e imparare a mettere in evidenza il bene, le cose belle, le possibilità, e non favorire una cultura del sospetto che non conduce da nessuna parte".

Al termine dell'incontro di oggi pomeriggio il cardinale, avvicinato dai giornalisti, ha osservato: "Spero che le tensioni non si coagulino, se ci mettiamo insieme nello sforzo e nella fatica di costruire dei ponti nuovi, di cambiare mentalità su certe cose e creare più coesione, sia nel lavoro, sia nella società, a tutti i livelli. Dobbiamo essere tutti più positivi - ha aggiunto il cardinale Bagnasco - e imparare a mettere in evidenza il bene, le cose belle che ci sono, le possibilità, sia a Genova sia nel Paese, e non favorire una cultura del sospetto gli uni contro gli altri, che non conduce da nessuna parte".

Nel suo intervento nella Chiesa dell'Annunziata, Bagnasco, ricordando il messaggio pronunciato dal Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace, ha sottolineato, in particolare, che "educare alla verità e alla libertà è la pre-condizione per poter educarci a qualunque tema, a qualunque valore, alla giustizia, alla fraternità, alla famiglia, all'amore e alla vita. Tutti questi valori - ha sottolineato il porporato - sono impossibili nella loro acquisizione e scoperta se la nostra anima non è abituata, non si è allenata e non mantiene il gusto della verità e della libertà. Se non c'è questo gusto, questa palestra, che significa docilità e obbedienza a come sono cose in se stesse e a non come le vorremmo, noi rimaniamo in dialogo con noi stessi, ognuno con se stesso, non con la libertà e la verità. E - ha concluso - rimanere chiusi nei dialogo con le nostre verita' personali ci mortifica e ci illude di essere liberi".

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