Quella sbandierata come una sforbiciata di 1.300 euro è in realtà la rinuncia a un aumento automatico che sarebbe dovuto scattare a causa del cambio di sistema contributivo
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L'indennità dei deputati "sarà decurtata di 1.300 euro lordi al mese", ha annunciato ieri il vicepresidente della Camera, Rocco Buttiglione, al termine dell'ufficio di presidenza che ha varato i tagli. Un annuncio trionfante che però, in realtà, lascia tutto come prima. Perché quei soldi tolti ai deputati (corrispondenti a 700 euro netti) sono in realtà il taglio di un aumento automatico dovuto al cambio di regime pensionistico.
Insomma: i deputati hanno rinunciato all'aumento, tagliando l'indennità lorda ma lasciando del tutto invariata quella netta e la diaria. Quindi non c'è stato alcun taglio sullo stipendio. Quei 1.300 euro lordi di mancato aumento confluiranno invece in un "fondo" a disposizione della Camera (consistente in 819mila euro ogni mese) per far fronte a spese straordinarie e ricorsi. Come quelli contro l'abolizione dei vitalizi presentati da alcuni parlamentari ed ex deputati.
L'unico "vero" taglio deciso è quello del 10% sulle indennità di carica percepite da circa 120 deputati. Anche qui, però, è meno di quel 15% del quale si era parlato inizialmente.
Vitalizi, si cambia
L'Ufficio di presidenza della Camera ha invece stabilito che "per quel che riguarda i vitalizi dei deputati si passa dal sistema retributivo a quello contributivo". Stesso passaggio varrà per i dipendenti della Camera. Buttiglione assicura che la decisione "è assunta in maniera definitiva - ha sottolineato il vicepresidente della Camera - e riguarda i deputati ma abbiamo anche adottato provvedimenti nei confronti dei dipendenti della Camera, anche loro passano al metodo contributivo".
Anche i portaborse
L'ufficio di presidenza di Montecitorio ha stabilito che il rimborso per i cosiddetti "portaborse" sarà al 50% forfettario (ora lo è al 100%) e al 50% dovrà essere documentato, o con l'assunzione del collaboratore o con la documentazione delle spese sostenute. L'obiettivo resta comunque quello di regolamentare per legge la figura del collaboratore parlamentare.