Il leader di Scelta Civica parla al Corriere della Sera: "Dobbiamo unire il Paese, ora è un insieme di tribù e fortini"
© LaPresse
Flessibilità e sicurezza, queste le parole chiave per la riforma alla legge Fornero sul lavoro che Mario Monti si appresterebbe a lanciare. Lo dice il Corriere della Sera che pubblica un colloquio col premier dimissionario. La "bomba" consisterebbe nel trasformare in contratti precari in assunzioni a tempo inderminato con la sospensione dell'articolo 18 nei primi due-tre anni. A questo sarebbe aggiunto anche il salario minimo.
"Non possiamo rimettere l'Italia nelle mani degli incapaci che l'hanno portata al novembre 2011. La vecchia politica non deve tornare Il governo tecnico non sarebbe stato chiamato se la cosa pubblica fosse stata nelle mani di politici capaci e credibili". Questo l'attacco frontale del premier uscente che lancerà a Bergamo alla kermesse della sua formazione politica, come dice lui stesso nella lunga intervista al direttore Ferruccio De Bortoli.
I motivi per la salita in politica
La prima domanda alla quale Monti risponde è il perché della sua "salita in politica". Tra i motivi che lo hanno spinto, spiega, c'è stato sia il timore che venissero "dissipati" i sacrifici fatti fin qui dagli italiani, sia la necessità del Paese di essere ancora "unificato".
"Siamo un insieme di tribù e fortini"
Per il Professore "sembriamo a volte un insieme di tribù, di corporazioni, di fortini intenti a difendere interessi di parte di incrostazioni clientelari" e non "un Paese con un senso del bene comune". E oggi non basta più fare la propria parte, fare con onestà il proprio mestiere perché "se non ci impegniamo direttamente, se non sacrifichiamo qualcosa di personale, questo Paese non avrà futuro e su di noi cadrà una colpa grave, che non avrà prescrizione".
"Abbiamo messo gli italiani davanti alla dura realtà"
Il suo governo (che "partiva sempre da zero, con partiti chiamati a decidere spesso qualcosa di contrario alla loro natura") ha potuto dare poca attenzione al sociale per la situazione eccezionale in cui si è trovato: "Bisognava mettere gli italiani di fronte a realtà colpevolmente negate fino al giorno prima. I finti buoni li avrebbero portati al fondo del precipizio".
Il suo passaggio politico e la sorpresa di Napolitano
Il Presidente Giorgio Napolitano, con il quale il rapporto è "di reciproca stima ma anche di pudore sui nostri sentimenti personali", "quando cominciai a dirgli che sentivo cambiare qualcosa in me non mi sconsigliò, mi diede ascolto". E certo "credo di averlo sorpreso ma penso che oggi abbia compreso le ragioni della mia scelta".
"Ho apprezzato l'offerta di Berlusconi"
Monti ribadisce anche di avere "apprezzato l'offerta che mi fece Berlusconi, ma gli dissi subito che, se mai, all'Italia sarebbe occorso un federatore dei riformisti, finora domiciliati in tre poli". Quanto al Pd "quando si è alleato esclusivamente con Sel ha riscoperto posizioni radicali e massimaliste in un rapporto più stretto con la Cgil".
Perché allearsi con Fini e Casini?
La scelta di alleanza con Casini e Fini, due che, stando alle parole di De Bortoli, hanno "sguazzato" per anni nella politica tradizionale. "Certo, può apparire una contraddizione, ma entrambi hanno avuto il merito di vedere per tempo quali guasti producesse un bipolarismo incompiuto e conflittuale. E nell'ultimo anno sono stati più disponibili del Pdl e del Pd a sostenere anche i provvedimenti sgraditi agli ambiti sociali a loro vicini. Infine, hanno accettato di sottoporre anche le loro liste ai criteri più esigenti da me richiesti".