Il sindaco all'uscita dal vertice: "Sono leale, ma il Pd deve cambiare. Incarico? Decide il Colle"
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"Sono leale, ma il partito deve cambiare". Dopo essersi allontanato dalla direzione del Pd senza intervenire, Matteo Renzi non si azzarda a dire la sua su un'ipotesi di governo del presidente ("queste valutazioni competono alla sensibilità del Capo dello Stato") ma non risparmia qualche stoccata: "Mi limito a dire che questa legislatura ha le caratteristiche per battere tutti i record di durata in negativo".
E, nell'intervista concessa al "Messaggero" all'uscita dal vertice, esordisce con una dichiarazione pesante, motivando la sua uscita dalla riunione senza parlare: "Non sono abituato a partecipare alle liturgie del partito anche perché da sindaco sono impegnato con cose più concrete. Mi sembrava indelicato non partecipare proprio oggi ma quello che avevo da dire l'ho detto già. Penso però che la sconfitta ci costringa ad aprire una riflessione sulla forma partito, che dovremo fare una volta chiusa l'impasse istituzionale".
Si rivota? - Lo scenario che si apre però non è dei migliori. Anzi, l'ipotesi di un voto a breve scadenza non appare così remota al sindaco di Firenze. E se ci si andasse davvero, al voto a ottobre? "In quel caso le primarie le ritengo inevitabili perché sono un elemento costitutivo del Pd". Si ripresenterebbe? Lui glissa, ma non troppo: "E' l'ultimo dei problemi. Da sindaco io vedo numeri sconvolgenti, l'assurdità di alcune regole come questo patto di stabilità interno, con 20mila cantieri bloccati, nove miliardi di euro fermi. Sono cose reali che gravano sulle spalle delle persone, delle imprese, degli artigiani, di lavoratori che non hanno lo stipendio. Ma vogliamo ragionare di un nuovo modello di sviluppo economico per il Paese o continuiamo a guardarci l'ombelico?".
"Ho perso le primarie ma..." - E sul post-primarie: "Ho perso le primarie e oggi scopro che su molti temi avevamo ragione. Poiché però non sono un particolare sostenitore di De Coubertin preferivo vincere: il risultato elettorale ha dimostrato che con alcuni dei miei temi, a cominciare dalla volontà di parlare agli elettori delusi del centrodestra, io ho perso le primarie ma forse avremmo vinto le elezioni".
Lealtà - In ogni caso, il sindaco di Firenze non transige sulla fedeltà ai vertici e assicura: "Oggi io e tutti gli altri facciamo la nostra parte perché vada bene il tentativo di Bersani di coinvolgere il M5S". Però, "se le cose non andassero in porto, è chiaro che si aprirebbe uno scenario diverso".
Ascoltare Napolitano - "Oggi sarebbe assurdo prefigurare scenari alternativi quando stiamo ancora lavorando al piano A", continua. Ma ciò premesso, se Napolitano ha messo per iscritto il suo appello ai partiti a non arroccarsi su posizioni predeterminate, "non possiamo prescinderne".
Paese normale? - L'esclusione di un accordo con Berlusconi, osserva poi Renzi, "è una posizione su cui oggi è attestato tutto il partito. Tuttavia in un Paese normale, all'indomani di elezioni con questo esito faresti un accordo di grande coalizione, come accadde in Germania, tra centrodestra e centrosinistra. Le anomalie del sistema italiano sono evidenti laddove manca un reciproco riconoscimento tra destra e sinistra". E puntualizza: "Io mi sono speso proprio nel tentativo di riportare i toni alla civiltà del confronto, per cercare - come dire? - di portare il dialogo tra chi vince e chi perde su un piano più americano e meno caciarone. Invano".
Partiti, servono nuovi modelli - Renzi fa poi una riflessione sull'esito del voto e conclude che, dopo il successo del Movimento 5 Stelle, "il modello di partito solido, vecchia maniera, è stato profondamente messo in discussione". La conseguenza? Adesso serve un modello diverso, ad esempio quello di "un partito che fa a meno del finanziamento pubblico. Sarebbe tra l'altro un segnale molto importante per dimostrare che ci si avvicina a ciò che ci chiede la gente".
Il nodo Grillo - "Grillo ha preso voti da molti elettori delusi di Berlusconi e della Lega. Possiamo riprenderceli solo sfidandolo", sottolinea Renzi, secondo cui "si recupera non parlando male di loro ma dicendo quel che vuoi fare tu: lo abolisci o no il finanziamento pubblico? Rinunci a tutte le forme di vitalizio per gli ex parlamentari? Io a Firenze gli open data li ho fatti, le amministrazioni 5 Stelle no. Su questi argomenti è in grado il centrosinistra di portare la sfida a Grillo fino in fondo?".