Molte critiche arrivano però dal centrosinistra. Il no di Sel e di Stefano Rodotà
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Enrico Letta apre all'elezione del Capo dello Stato "con nuove regole" e il Pdl esulta. Da sempre in prima fila, ma senza successo, a favore del presidenzialismo, il Popolo della libertà vede ora più di uno spiraglio. "Adesso penso che potremo farcela - commenta il vicepremier Angelion Alfano - perché anche da parte del Pd si stanno aprendo significativi spiragli". Ma già si levano i primi niet a sinistra, soprattutto da Sel e da Stefano Rodotà.
Si chiama fuori da ogni valutazione il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, impegnato a spingere, ma senza entrare nel merito, sulla necessità di riforme e di una nuova legge elettorale. "Non parlo - dichiara al riguardo - né oggi né mai, sul contenuto delle riforme resterò assolutamente neutrale".
D'altra parte, come per la riforma del Porcellum, il presidente del Consiglio non vuole indicare un modello rispetto a un altro. A quanto si apprende, Letta sarebbe comunque favorevole all'elezione diretta del Capo dello Stato e ieri, parlando di regole diverse dall'assemblea dei 1007 Grandi Elettori, lo ha fatto capire. Una mossa che ha convinto appunto in primo luogo il Pdl, che, con il presidenzialismo, ha sempre sognato di portare al Colle Silvio Berlusconi. "Noi ci abbiamo provato l'anno scorso e purtroppo siamo riusciti solo al Senato e non alla Camera - dice Alfano -. Se il presidente della Repubblica viene eletto direttamente dal popolo i cittadini potranno partecipare a una grande gara democratica come succede in Francia e in America".
Il vicepremier è ben cosciente che una riforma così complessa sarebbe anche un modo per mettere in sicurezza la vita del governo. In realtà il segretario Pdl semplifica il punto di vista del Pd, che ufficialmente non si è mai spinto oltre un semipresidenzialismo legato a una legge elettorale a doppio turno. Se il dalemiano Nicola Latorre è favorevole "prevedendo i dovuti contropoteri, una seria legge sul conflitto d'interessi, e un sistema elettorale maggioritario", gli ex Ppi e anche l'ala sinistra sono contrari. Rosy Bindi invita Letta a pensare piuttosto alla crisi economica e a lasciare stare la Costituzione, mentre il viceministro all'Economia Stefano Fassina non crede che "il governo debba impegnarsi troppo a indicare una soluzione per la forma di stato e di governo".
Molto duro il giurista Stefano Rodotà: "Sono rimasto stupito che un politico accorto come l'attuale presidente del consiglio abbia detto che il prossimo presidente della Repubblica non sarà eletto con il sistema dei Grandi Elettori. Loro non ci sono riusciti e vogliono uscire dalle loro difficoltà per la via delle riforme". Contrario anche il leader di Sel Nichi Vendola: "Parlare di presidenzialismo in un Paese che non è riuscito nemmeno a fare la legge sul conflitto di interessi è segno di uno sbandamento culturale".