DALLA MIA PARTE

Matteo Renzi: il mio Pd salverà l'Italia

Il sindaco di Firenze pronto a candidarsi: detta l'agenda del partito e le sue condizioni

09 Lug 2013 - 15:28
 © Ansa

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"Tanti amministratori, tanti sindaci, tanti militanti ripongono nel Pd le loro speranze. E chiedono a me di mettermi in gioco. A loro dico: dobbiamo costruire un Pd moderno, aperto, pensante non pesante, in cui vinca la leggerezza, che sia libero da certe burocrazie similministeriali". Così Matteo Renzi pare rompere gli indugi sulla sua discesa in campo, dettando nel contempo l'agenda del nuovo Pd.

"Solo il Pd può fare uscire l'Italia da questa crisi", dice il sindaco di Firenze in una intervista a Repubblica, chiedendo intanto che ''il traghettatore del Pd, ossia Guglielmo Epifani, ci faccia sapere la data del congresso e delle primarie. Per statuto devono avvenire entro il 7 novembre'' e annuncia che ci sarà un'altra 'Leopolda' ''il prossimo 27 ottobre. Perché è fondamentale che si torni alle idee''.

Per candidarsi aspetta ''la data e di sapere se c’è una comunità di persone che crede'' nel suo progetto. E' vero, dice, che D'Alema gli aveva proposto una candidatura alle europee: ''Per D'Alema non devo fare il segretario, ne' il sindaco. Ma tra qualche anno il premier. Non sono d'accordo: non faccio questa battaglia per sistemarmi''.

Il governo, comunque, va tenuto ''fuori da questo dibattito. Enrico sarà piu' forte se il Pd sarà più' forte. L'importante è che non si preoccupi di durare, ma di fare. Abbia come punto di riferimento le idee di Andreatta e non il tirare a campare di Andreotti''. Il Pd che immagina Matteo Renzi non è più' ''chiuso in un castello'' e ''terra di conquista per correnti''.

E, ribadisce, ''se mi candido, lo faccio indipendentemente da loro. Non vado dietro a patti tra maggiorenti. Questo Pd non esiste, resiste. Ai caminetti romani rispondo sempre con un 'no grazie'. Non farò scambi di poltrone''. Il Pd, aggiunge, deve ''parlare di futuro'' e smetterla con ''l'dea novecentesca dell'appartenenza'', nel 2013 ''serve un partito aperto'', ''dobbiamo renderlo moderno sapendo che non si discute solo nelle sezioni, che si fa politica anche in rete o nei luoghi del volontariato''.

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