Bagarre in aula dopo la fissazione-lampo dell'udienza Mediaset per Silvio Berlusconi in Cassazione a fine luglio. Giorgio Napolitano ed Enrico Letta preoccupati per la tenuta del governo
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L'accelerazione della Cassazione sul processo Mediaset, che ha fissato l'udienza per Silvio Berlusconi al 30 luglio, provoca un terremoto nella maggioranza e minaccia, per la prima volta, la tenuta del governo. Il Pdl blocca per un giorno i lavori delle Camere, minacciando nuove azioni in difesa del leader. Il Pd si spacca sullo stop di un giorno delle Aule. Il premier Enrico Letta e il Capo dello Stato Giorgio Napolitano sono preoccupati.
I parlamentari Pdl disertano i lavori in commissione - "A furia di tirare, la corda può spezzarsi", afferma Guglielmo Epifani che dà voce alla preoccupazione del premier, Enrico Letta e del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Silvio Berlusconi resta in silenzio per tutta la giornata. Ma il Pdl reagisce duramente alla decisione della Suprema Corte di anticipare al 30 luglio l'udienza del processo. Prima annuncia il forfait al vertice di maggioranza, previsto nel pomeriggio a Palazzo Chigi. E, mentre i parlamentari disertano i lavori in commissione, i capigruppo Pdl chiedono, nonostante il niet del Pd, il blocco dell'Aula per tre giorni. "Indignato" si dice anche il vicepremier e segretario Pdl, Angelino Alfano, da tempo nel mirino dei falchi del partito che vorrebbero convincere Silvio Berlusconi a tornare alle urne.
Vertice Pdl, Berlusconi frena i suoi - Prevale la linea soft nel Pdl dopo un lungo vertice finito in nottata. Silvio Berlusconi ha placato i falchi del partito e ha detto ai suoi: "Non sarò io a far cadere il governo Letta".
Consiglio dei ministri a rischio - Oggi si annuncia un Consiglio dei ministri "a rischio": i ministri Pdl potrebbero mettere all'angolo Enrico Letta sulla vicenda Berlusconi, chiedendogli una presa di posizione netta contro quello che ritengono un attacco della magistratura al loro leader. La linea del governo è di tenere separate le tensioni politiche dall'attività dell'esecutivo.
Il Pdl riduce le ostilità - Alla fine il Pdl chiede un solo giorno di stop per svolgere le assemblee dei gruppi e, in serata, il vertice a Palazzo Grazioli. Silvio Berlusconi è di umore nero e a poco servono le assicurazioni del presidente della Cassazione Giorgio Santacroce che nega qualsiasi accanimento, criticando l'uso di "un linguaggio poco consono ad una democrazia".
Il caos in Aula - Al momento del voto sulla sospensione dei lavori esplode il caos in Aula, sia alla Camera che al Senato. A Palazzo Madama i grillini si tolgono la giacca per protesta e alla Camera è bagarre tra M5S e Pd al grido di "buffoni" e risse sfiorate.
Nuovo attacco di Grillo - Beppe Grillo, dopo l'incontro con il Capo dello Stato, dice di essere l'unica sponda "alla gente che vuole prendere i fucili, vorrebbe lo show down del governo e in Aula i grillini attaccano la maggioranza. Il Pd, al di là del M5S, già in piena tensione congressuale, va in fibrillazione: una ventina di deputati, tra cui Rosy Bindi e Pippo Civati, si astengono ma sono renziani a denunciare "il suicidio politico" del Partito per una scelta inspiegabile agli elettori. Il segretario Guglielmo Epifani mette allora in guardia il Pdl dai rischi di una crisi di governo "se non si tengono rigorosamente distinti" i piani giudiziari e parlamentari. Un atteggiamento che, al contempo, mostra preoccupazione sulle reali intenzioni di Matteo Renzi.
Situazione a rischio esplosione - Se nei prossimi giorni il Pdl continuerà con il pugno duro, la situazione rischierà di diventare esplosiva. Enrico Letta e Giorgio Napolitano, alla fine di una giornata lunghissima, sperano che abbia effetto il lavoro delle diplomazie, in particolare del ministro Dario Franceschini che ha fatto la spola tra Camera e Senato, e che la situazione possa tornare più tranquilla visti i numerosi dossier che il governo deve affrontare.
Letta al Colle - Mentre il vertice del Pdl ha varato la linea soft scongiurando un vero e proprio Aventino, il presidente del Consiglio Enrico Letta è salito al Colle da Napolitano. Commentando l'esito del faccia a faccia con il Capo dello Stato, Letta ha spiegato di aver accolto l'invito di Napolitano ad "andare avanti con forte determinazione" e di aver rassicurato il Presidente della Repubblica ponendo delle garanzie, ribadendo però la sua volontà a "non voler fare il premier a tutti i costi". La linea del governo di larghe intese sembra quindi l'unica via percorribile per Letta che, tuttavia, non si illude in merito alle insidie che minacciano l'esecutivo: "si può navigare in acque molto agitate, ma se si comincia con le tensioni aventiniane il governo rischia di crollare. Per andare avanti ci vogliono le condizioni minime".
Il vertice nella notte a Palazzo Grazioli - Un summit fiume quello che si è tenuto nella notte a palazzo Grazioli dove Berlusconi ha riunito i big del Pdl per fare il punto della situazione e studiare le contromosse dopo la decisione della Cassazione di fissare per il 30 luglio l'udienza per il processo Mediaset. Il Cavaliere, a quanto raccontato da alcuni presenti, ha ribadito l'intenzione di tenere in vita il governo ed evitare di essere lui il responsabile della caduta di Letta. Una linea soft dunque che vede al momento i falchi costretti a rinculare e archiviare ogni richiesta di rottura con le larghe intese.
Certo la rabbia di Berlusconi è molta e non si può escludere che in caso di condanna il tavolo possa saltare. Ma al momento Letta non rischia, è il messaggio consegnato ai big del partito. Berlusconi non ha esitato a denunciare l'aggressione giudiziaria nei suoi confronti invitando però a scindere i due piani: governo e questioni processuali. Nessuna rottura dunque anche se da ora in avanti il Pdl inizierà ad incalzare ancora di più Letta sui provvedimenti a partire da Imu e Iva che ancora non soddisfano l'ex capo del governo. Non è poi escluso che Berlusconi decida di convocare gli organismi del partito per un ulteriore approfondimento della situazione.
Le ipotesi in campo restano tutte: dalla possibilità di tenere una manifestazione nazionale (le mobilitazioni locali dovrebbero partire a breve), alle dimissioni di massa in caso di condanna. Nel corso del vertice c'è poi anche chi avrebbe suggerito come ulteriore via d'uscita quella di chiedere la grazia al presidente della Repubblica.