Giornata convulsa per l'esecutivo ma la situazione precipita quando Alfano annuncia le dimissioni in massa dei ministri. E ora si attendono le mosse di Napolitano
© LaPresse
Silvio Berlusconi apre la crisi di governo con le dimissioni del 5 ministri del Pdl e azzerando le speranze di Giorgio Napolitano e di Enrico Letta di rilanciare, con una verifica in Parlamento, l'azione di governo. Letta salirà al Quirinale per un "chiarimento" davanti alle Camere per verificare se ci sono i numeri ma soprattutto per addossare al Cavaliere la responsabilità di un "gesto folle - attacca il premier - solo per coprire le sue vicende personali".
La furia di Berlusconi sul governo - Dopo quasi due mesi di scontro durissimo, nel Pdl vince l'ala contro la grande coalizione. Dopo l'accelerazione dell'annuncio delle dimissioni di massa dei parlamentari, Berlusconi consuma l'ultimo strappo dopo una riunione ristrettissima nella quale, a quanto si apprende, c'erano Daniela Santanchè e Denis Verdini. "L'ultimatum di Letta è irricevibile e inaccettabile" si infuria l'ex premier che addossa al Pd la colpa della mancata approvazione del decreto per evitare l'aumento dell'Iva.
La decisione dell'ex capo del governo rappresenta anche agli occhi di diversi esponenti del Pdl un gesto estremo per uscire dall'angolo tentando di andare alle urne a novembre per giocarsi una campagna elettorale in prima persona, contando sulla possibilità di fare ricorso contro la sentenza della corte d'Appello di Milano chiamata a ricalcolare i tempi dell'interdizione e contemporaneamente impedire che, a Camere sciolte, si voti la sua decadenza da parlamentare.
Ed è in nome dell'Iva, definita "odiosa vessazione", che il Cavaliere 'dimissiona' la delegazione dei suoi ministri al governo. Un'accusa, che viene bollata dai rivali come slogan da campagna elettorale, che il presidente del Consiglio respinge con durezza, arrivando a consigliare agli italiani, su twitter, di "non abboccare" al Cavaliere che "gira la frittata" visto che è stato proprio il Pdl, annunciando le dimissioni di massa, a creare un "vulnus" gravissimo. E a trascinare il governo verso la crisi, facendo balzare, primato poco onorevole, il nostro paese tra le breaking news dei principi siti e tv mondiali.
La giornata del premier - Enrico Letta, che dopo la giornata convulsa di venerdì aveva deciso di trascorrere un pomeriggio in famiglia per concentrarsi sul discorso programmatico su cui verificare martedì la maggioranza, viene informato dal vicepremier Angelino Alfano. Domenica sera salirà al Quirinale quando il Capo dello Stato Giorgio Napolitano rientrerà dalla trasferta a Napoli per decidere le mosse insieme le prossime mosse. Un primo quadro della situazione i due l'hanno fatto per telefono. E Letta ha sentito per telefono anche il segretario Pd Guglielmo Epifani che considera le dimissioni dei ministri "un'ulteriore azione di sfascio".
Si cerca una maggioranza (ma senza M5S) - La situazione è intricatissima e l'unico punto fermo è che il presidente della Repubblica non scioglierà le Camere se prima non sarà approvata la legge di stabilità e una riforma della legge elettorale. Una convinzione che anche il presidente del consiglio, e il Pd, condivide. Letta vuole presentarsi alle Camere e, come dice il viceministro Stefano Fassina, "non si andrà ad elezioni perché troveremo una soluzione in Parlamento: sono sicuro che in Parlamento c'è una maggioranza in grado di evitarlo". Ma per un governo di scopo non si potrà contare sul M5S: Beppe Grillo non ha dubbi che a questo punto bisogna tornare subito al voto.