Il premier tira dritto: il chiarimento sia "alla luce del sole e davanti ai cittadini"
© Ansa
Tira dritto Enrico Letta, lo aveva già detto a Napolitano e lo conferma: il chiarimento si faccia in Parlamento, "alla luce del sole e davanti ai cittadini". Quella del premier è una dichiarazione di guerra al Pdl, vuole vedere se davvero non ci sono i numeri perché il suo Esecutivo vada avanti e lo vuole vedere subito. Nel tardo pomeriggio, al massimo in serata, il presidente del Consiglio dovrebbe incontrare il capo dello Stato al Quirinale.
Letta-bis Il premier si era detto già disponibile per un eventuale Letta-bis e questa ipotesi viene soppesata con grande cautela. A Palazzo Chigi si parla di un rimpasto, con l'idea di sostituire in corsa i ministri del Pdl e prendere ad interim il Viminale. Il passaggio del voto di fiducia dunque non è scontato. Ma le tappe già sono definite.
Il caldendario Domani è stata fissata in calendario la conferenza dei capigruppo della Camera alle 14.30. Due ore dopo si riuniranno i capigruppo del Senato. Due giorni fa il premier aveva deciso di presentarsi alle Camere (domani o al massimo martedì) per chiedere la fiducia. Un'intenzione che ha già confermato di voler portare avanti. Dunque si apre la battaglia dei numeri, ancora una volta al Senato.
La conta A Palazzo Madama, dove i rapporti di forza sono più sfavorevoli al Pd, la partita sulla fiducia si gioca sul filo: se il Pdl confermasse l'intenzione di non votarla, al premier mancherebbero 14 voti: la maggioranza conta 238 senatori tra Pd, Scelta civica, Autonomie, Gal (Grandi autonomie e libertà) e Pdl, e senza questi ultimi si fermerebbe a 147 mentre la soglia per avere la fiducia è di 161 senatori. Dunque mancano quattordici teste che potrebbero emergere tra i grillini, ma in gran parte dagli stessi piddiellini. Di certo ad ora ci sarebbero i siciliani pattugliati dal sottosegretario Castiglione che anche oggi ribadisce la sua ferma contrarietà alla crisi di Governo.
Le fibrillazioni del Pdl La miccia è stata proprio il pranzo di Arcore, e quell'editto voluto dai falchi che ha azzerato tutto il lavoro delle colombe. Lo ha detto Fabrizio Cicchitto, subito dopo la decisione delle dimissioni: decisione che avrebbe dovuto prendere l'ufficio di presidenza del partito. E il suo malumore non è l'unico. A questo si aggiunge il fronte dei cattolici, da Monti a Montezemolo, con Casini e Cesa e anche Fioroni che chiamano a raccolta i moderati, maldisposti dalle impennate del Cavaliere versione falco. Un pressing già partito per imbarcare i delusi del Pdl.
Decadenza Sullo sfondo le tappe, già fissate, della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore.Il voto della Giunta di Palazzo Madama è fissato venerdì 5. Entro martedì 15 Berlusconi dovrà optare tra servizi sociali e domiciliari.