Tre i profili di incostituzionalità argomentati nel ricorso avanzato dalla giunta di Zaia alla Consulta: tra questi anche l'accusa di interferenza da parte di Roma su un tema come l'istruzione di competenza locale
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La Regione Veneto presenta ricorso alla Consulta contro la legge sulla "Buona scuola" perché lesiva dell'autonomia amministrativa regionale. "La riforma - dice il presidente Luca Zaia - marginalizza, anzi cancella il ruolo della Regione, vanificandone quei compiti programmatori e di gestione che la Costituzione le ha affidato".
"Chiediamo - spiega Zaia - ai giudici della Consulta di fare chiarezza nel pasticciato provvedimento governativo: non accettiamo il ruolo di spettatori inerti dell'affossamento di sistemi collaudati di istruzione e formazione come quello veneto, dove la Regione ha investito sinora importanti risorse in sostituzione dello Stato, riuscendo a garantire apprezzati livelli di qualità e di inserimento occupazionale". A questo proposito la Regione ha dato mandato di ricorso alla propria Avvocatura.
Tre i profili di incostituzionalità della legge 107/2013 argomentati nelle sette pagine del ricorso avanzato dalla giunta regionale veneta:
- la riforma affida al ministero dell'Istruzione il compito di definire l'offerta formativa dei percorsi di istruzione e di formazione professionale, espropriando la regione di un compito che la Costituzione le affida in competenza esclusiva;
- la Buona scuola affida agli Uffici scolastici regionali , emanazione diretta del ministero, e non più alle Regioni il dimensionamento della rete scolastica (cioè stabilire l'ampiezza degli ambiti territoriali in funzione della popolazione scolastica, del numero degli istituti e delle particolari caratteristiche del territorio), creando così una possibile sovrapposizione di competenze programmatorie tra ministero e Regioni;
- molteplici e puntuali indicazioni contenute nella riforma governativa "determinano - si legge nell'impugnativa - una fitta rete di interferenze con la competenza esclusiva regionale in materia di istruzione e formazione professionale e potenzialmente attribuiscono allo Stato competenza ad adottare non solo norme di principio ma anche disposizioni di dettaglio in materia di istruzione".